Giovedì 12 Marzo, alle 17, presso l’aula Magna della Città del Ragazzo, si terrà la conferenza “Community Care: la Comunità che cura. La Riabilitazione basata sulla Comunità” con gli interventi di Nino Basaglia, Germano Pestellie Ivano Mattozzi. Un metodo che punta a rivoluzionare il concetto di assistenza fornendo ai cittadini gli strumenti per diventare protagonisti attivi dei processi di aiuto dei propri familiari e di coloro che ne hanno bisogno.
La conferenza, organizzata dalla Cooperativa Sociale “Riabilitare”, ha ricevuto il patrocinio della Città del Ragazzo, dell’associazione Alice (Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale) e dell’Associazione Andos (Associazione Italiana Donne Operate al Seno) e ha lo scopo di informare la comunità e con essa le istituzioni, le associazioni di volontariato e le cooperative sociali di uno strumento relativamente nuovo ma di grande portata innovativa per venire incontro ai bisogni riabilitativi del nostro territorio.
La Community Care è un nuovo modo di pensare l’organizzazione del sistema “della salute” nel territorio che interpella direttamente la comunità locale nella progettazione e nella costruzione di reti di servizi basate sulla collaborazione creativa fra soggetti del “settore informale” (vicinato, gruppi amicali, famiglie, associazioni locali) e del “settore formale” (organizzazioni sanitarie pubbliche, private e non profit).
La commistione tra reti formali e informali, tra professionisti e figure non specialistiche, tra pubblico e privato, punta a coinvolgere nelle attività di cura tutte le risorse presenti all’interno della comunità. Questo non significa “scaricare” su di esse quanto il Welfare in crisi non riesce a gestire ma, al contrario, riconoscere il ruolo fondamentale delle reti primarie e delle iniziative di Terzo Settore per realizzare reti di assistenza per i membri più deboli della comunità coinvolgendo una pluralità di soggetti (istituzionali e non) in grado di operare all’interno della comunità locale, cioè nell’ambiente umano, sociale e culturale in cui la persona vive.
«Il concetto di Community Care può essere quindi inteso come “assistenza nella comunità”, “cura di comunità” od anche “presa in carico della comunità da parte della stessa comunità”: essa contempla forme di assistenza e di supporto erogate tanto nella comunità, quanto dalla stessa comunità che vengono attivate per opera di professionisti pubblici, privati, volontari, caregiver informali (parenti, amici, vicinato.».
La Riabilitazione su Base Comunitaria (Rbc) (in inglese: Community Based Rehabilitation – Cbr) è stata definita da un documento (Joint Position Paper) firmato congiuntamente nel 1994 da Oms, Unesco e Ilo: “Una strategia attuabile all’interno dei processi di sviluppo di una comunità, organizzando la riabilitazione e garantendo l’uguaglianza delle opportunità e l’integrazione sociale di tutte le persone con disabilità, attraverso l’insieme degli sforzi delle stesse persone disabili, dei loro familiari e delle comunità, e attraverso adeguati servizi sanitari, educativi, professionali e sociali”. La Rbc è un modello pensato per i Pvs, ma che si tenta ora, in tempi di basse risorse, di introdurre anche nei paesi “sviluppati”. Germano Pestelli, medico specialista in riabilitazione e ambasciatore Oms per lo sviluppo della riabilitazione nei paesi a basse risorse, è il principale fautore in Italia del metodo: «La Riabilitazione su base comunitaria (Crb) parte dal presupposto che la comunità deve essere direttamente coinvolta nel processo riabilitativo; solo se la comunità si fa carico in prima persona delle problematiche delle persone disabili ne può comprendere appieno i bisogni. Che cosa significa in pratica riabilitazione nella comunità: non significa “fare la terapia” vicino a casa e non significa medicalizzare la famiglia o la comunità alterandone il ruolo; significa semmai consigliare chi è coinvolto nel programma a livello di comunità (persone disabili, genitori e componenti il nucleo familiare, operatori di base, volontari, ecc.) sul come una persona disabile può essere aiutata nel compiere le attività della vita quotidiana, con l’obiettivo di accrescerne l’autonomia personale. Perché tutto ciò sia possibile ci deve essere un trasferimento di conoscenze inerenti le diverse disabilità e di competenze riabilitative da parte dei tecnici, prevalentemente terapisti occupazionali, a chi opera nella comunità. Il coinvolgimento della comunità, oltre a rendere possibile l’estensione dell’assistenza ad un maggior numero di persone disabili, permette a queste di rimanere nel loro ambiente socio-familiare facilitando così il loro reinserimento.»