Lettere al Direttore
27 Febbraio 2015

L’Italia tra guerra e giustizia sociale

di Redazione | 2 min

Istituita nel 2007 dall’Assemblea Generale delle Nazione Unite, il 20 febbraio si è celebrata la Giornata Mondiale per la Giustizia Sociale.

Durante il vertice mondiale, gli stati membri hanno riconosciuto come l’uguaglianza, l’armonia e l’equità costituiscano le basi di ogni società civile, e si sono impegnate a promuoverle a ogni livello istituzionale nazionale e internazionale, attraverso l’equa distribuzione del reddito e l’accesso alle risorse per tutti.

Lo scopo è di creare una società basata sulla giustizia, il rispetto per i diritti umani e per le libertà fondamentali.

Questa giornata ha lo scopo di impegnare i paesi affinché si arrivi ad eliminare la povertà, a promuovere il lavoro e le stesse opportunità per tutti, abbattendo le barriere create dalle differenze di genere, età, etnia, religione o disabilità. Eliminazione delle disuguaglianze all’interno degli stati ma anche tra gli stati.

In particolare questa è una giornata che ha lo scopo di impegnare tutti verso gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio: sradicare la povertà e la fame; rendere universale l’istruzione primaria; promuovere la parità dei sessi e l’autonomia delle donne; ridurre la mortalità infantile; migliorare la salute materna; combattere l’HIV/AIDS, la malaria e altre malattie; garantire la sostenibilità ambientale e sviluppare un parternariato mondiale per lo sviluppo

Purtroppo il 2015 è già iniziato e non possiamo dire che gli obiettivi siano stati pienamente raggiunti: ancora troppi paesi sono lontani dagli obiettivi.

In particolar modo sviluppo e giustizia sociale sono indispensabili al raggiungimento e mantenimento della pace, e d’altro canto in assenza di pace sviluppo e giustizia sociale non possono essere raggiunti.

E’ sempre più difficile parlare di pace nel mondo, uno stato di vita che dovrebbe essere semplice, invece è continuamente minato da folli ambizioni a discapito di fasce sociali deboli e indifese.

In questi giorni, di forti tensioni internazionali, che vede l’Italia essere ancora terra di approdo per donne e uomini in fuga dalle atrocità dei loro paesi, e allo stesso tempo impegnata insieme ai paesi europei su uno scacchiere internazionale delicato e difficile, preservare la convinzione dell’importanza della diplomazia è il primo passo verso la pace e la giustizia sociale in quei paesi e con quei paesi.

Sventolare il vessillo dell’entrata in guerra può far sognare antiche glorie coloniali a qualcuno, ma non aiuta sicuramente l’Italia a fissare il proprio ruolo nel panorama della diplomazia internazionale.

Marcella Cariani
Capogruppo PD Cento

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