di Marcello Celeghini
“La legge contro l’omofobia è un delitto contro Dio e contro l’umanità. La legge sull’aborto invece non ha consentito di venire al mondo ad oltre sei milioni di italiani e la scarsità di figli ci ha fatto sprofondare in questa crisi economica”. Parole pesanti come macigni, e non sono le uniche, quelle pronunciate dall’arcivescovo di Ferrara-Comacchio Luigi Negri nella conferenza ‘Solidali per la vita – Sfide e modelli per il tempo difficile” organizzata ieri pomeriggio alla Sala Estense in occasione della XXXVII Giornata per la Vita.
Nel suo intervento Negri parla Negri afferma la propria contrarietà “a questa deriva laicistica della società italiana” anche in relazione ad una possibile approvazione, da parte del Parlamento, di una serie di leggi che porteranno l’Italia a riallinearsi al resto d’Europa per quanto riguarda le tematiche eticamente sensibili. “C’è una congiura per far circolare queste nefandezze e chi, in Italia come nel mondo, si mette contro queste vulgate perde il diritto ad esprimersi alla faccia della democrazia. Noi cristiani – spiega il vescovo di Ferrara-Comacchio – dobbiamo fare la nostra battaglia attraverso la testimonianza e non contrapponendo la visione religiosa a quella laicista. La nostra verità include tutto ciò che è bene mentre la verità ideologica esclude perché ne trae giovamento per la propria visione fanatica. La tradizione cristiana non è nostalgia, non è una forma di attaccamento ad anticaglie, ma è da vivere al presente e in vista del futuro. Dobbiamo recuperare la dottrina sociale della Chiesa per far si che la dottrina cristiana torni ad essere al centro. Una Chiesa che non insegna – sottolinea il prelato- è una chiesa che si indebolisce”.
E poi l’affondo: “La legge contro l’omofobia è un delitto contro Dio e contro l’umanità. La legge sull’aborto invece non ha consentito di venire al mondo ad oltre sei milioni di italiani e la scarsità di figli ci ha fatto sprofondare in questa crisi economica. Assurdo- conclude Negri- che un cardinale spagnolo sia stato iscritto nel registro degli indagati per avere ripetuto più volte un passo di San Paolo che ricorda come ‘l’omosessualità è una devianza grave”.
Prima di lui è intervenuta Chiara Mantovani, responsabile cultura del Servizio di Accoglienza alla Vita che, con termini non meno perentori e trancianti, ha sostenuto che “è in atto un processo di decostruzione dell’umano che sta minando i fondamenti della nostra civiltà” esprimendosi in merito ai cosiddetti ‘temi eticamente sensibili’.
E in generale aborto, fecondazione assistita, fecondazione eterologa, eutanasia, omosessualità e teorie gender sono, per i relatori “gli abomini più pericolosi del nostro tempo”. Un processo interno alla società sta tentando di scardinare “l’ordine naturale che si perpetua dalla creazione”. Chiara Mantovani ha suddiviso la trattazione in alcune slides che rappresentano quattro ‘sassi’ scagliati contro l’umanità. “Un figlio non è più un dono di Dio, ma bensì un programma o un desiderio. – spiega – Avere un figlio è diventato quasi come una sorta di certificazione e chi non è certificato è uno scarto. L’Emilia Romagna è ai primi posti per interruzioni di gravidanza e contraccezione di emergenza, pratica questa che uccide l’ovulo e che quindi non può essere considerata una pratica contraccettiva. Altre pratiche di grande pochezza e dubbia efficacia sono la fecondazione assistita e, ancor più, la fecondazione eterologa. Sono tutti sbandierati come diritti. Come l’eutanasia: io voglio decidere quando morire. L’eutanasia in certi casi è vista quasi con favore dalla società perché risolve problemi assistenziali. In Olanda- racconta Mantovani- una donna di 47 anni, madre di due figli, ha scelto l’eutanasia perché aveva un ronzio nelle orecchie persistente, può essere questo un diritto o è piuttosto un delitto? Ma il pericolo più grande, la peste del nostro tempo, sono le teorie gender che minano e confondono il mondo maschile con quello femminile e viceversa. Queste si stanno spargendo ovunque facendo danni soprattutto nelle scuole dove creano confusione nei piccoli. Non bisogna confondere la vera solidarietà che è la carità, dalla falsa solidarietà che si chiama connivenza e- conclude Chiara Mantovani- non bisogna chiamare diritti quelli che invece sono delitti, chiamiamo troppo spesso diritti quello che invece è solo desiderio”.
La seconda parte della conferenza è stata invece dedicata alla figura di Santa Gianna Beretta Molla, figura considerata esemplare poiché ha sacrificato volontariamente la propria vita a vantaggio della creatura che portava in grembo. “Eravamo già in tre figli- racconta la figlia Laura- ma mia madre accolse con gioia la notizia di essere nuovamente incinta. Al secondo mese di gravidanza scoprì che si stava sviluppando nel suo utero un fibroma, un tumore benigno che però avrebbe pregiudicato la prosecuzione della gravidanza. Lei non ebbe esitazioni e, volendo a tutti i costi dare alla luce quella figlia, si sottopose ad un’operazione rischiosa che avrebbe salvato il feto ma creato complicazioni a lei stessa. Il 21 aprile 1962 all’ospedale di Monza mia madre diede alla luce mia sorella Chiara, una bambina sanissima. Prima del parto mia madre disse a chiare lettere a mio padre che la vita da salvare, se le cose si fossero messe male, sarebbe stata quella di mia sorella. Dopo il parto ella, sempre consapevole della propria scelta, si ammalo di peritonite e poi di setticemia e tra atroci sofferenze morì il 28 aprile 1962. Santa Gianna- conclude la figlia Laura- è l’esempio che si può vivere la santità senza privarsi delle gioie vere che la vita ci offre”.
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