Cronaca
23 Gennaio 2015
Anche le associazioni animaliste insorgono contro le voliere-trappola sul tetto dell'ospedale di Cona

Sterminio di piccioni, metodo inefficace e spreco

di Redazione | 4 min

piccioni colombiSi discute ancora di “sterminio di piccioni” all’ospedale di Cona, in relazione alle voliere installate sul tetto del nosocomio dall’associazione Aquila, dopo la petizione online lanciata da Agire Ora Network. Catture, con successiva sterilizzazione e alcuni abbattimenti con “dislocazione dell’osso vervicale” (tirare il collo), che ora diverse associazioni animaliste ferraresi condannano e giudicano inutili e inefficaci per il contenimento dei volatili.

Non solo, il metodo utilizzato sarebbe più dispendioso (sono 29mila euro per la onlus alla quale è stato affidato l’incarico dall’azienda ospedaliera) rispetto ai piani di contenimento più volte presentati dalle stesse associazioni ambientaliste/animaliste ferraresi.

In una lunga lettera inviata alle aziende ospedialiera e Usl di Ferrara – firmata da Oipa Ferrara,Oipa Cento,Lav Ferrara,Lida Ferrara,Gas,Aae Onlus, Animal Liberation Ferrara,Enpa Ferrara, Avedev,Lega del cane Ferrara e Animal Defender – viene spiegato che “il problema non è il “come” vengono uccisi i colombi, come sembra apparire da alcuni articoli, ma il fatto stesso che “siano uccisi””.

“Più volte – ribadiscono le associazioni – è stata offerta collaborazione a Comune e Asl dalle associazioni animaliste locali, e non solo non conosciamo le motivazioni che hanno portato a scartarle, ma non eravamo nemmeno a conoscenza dell’attivazione di nuovi piani di abbattimento. Commentando le varie considerazioni sul contenimento della popolazione dei colombi urbani,gli esperti ci insegnano che non esiste alcun metodo assolutamente e definitivamente efficace, miraggio promesso solo da chi persegue facili guadagni. La sola reale strategia vincente consiste nell’associare più metodi per formare un corpo coordinato di interventi; le misure da associare fra loro variano di volta in volta, a seconda della realtà considerata e appare alquanto strano che a Ferrara si perseveri a riproporre sempre e ovunque la stessa, con ostinata ciclicità”.

Inefficace sarebbe catturare per poi liberare i colombi, in quanto tornano sempre ai territori d’origine (“homing”) se non si liberano ad almeno 100 chilometri di distanza, dove si andrebbero comunque ad aggiungere a quelli già presenti e, spinti dalla fame, arrecherebbero “gravi danni alle colture agricole e possono veicolare gravi malattie prima non presenti in quel territorio”. Allo stesso modo, sempre secondo le associazioni animaliste, “sparare , catturare e tirare il collo, essendo pratica assolutamente legale, è stato, per lungo tempo, il metodo di più largo impiego ma evidentemente inefficacie in quanto i colombi, forti di un ambiente caratterizzato da una enorme capacità portante e dotati di notevoli capacità riproduttive, riescono, in brevissimo tempo, a ritornare alla densità iniziale annullando il risultato dell’intervento; ne beneficiano certamente le tasche delle aziende che vivono di questo business. Appare elementare che non sia questo il metodo per tutelare la salute pubblica e il bilancio pubblico, che spreca cifre sconsiderate su metodi fallimentari”.

I protocolli di controllo, ad avviso delle associazioni, “devono partire dal presupposto del rispetto del welfare animale e prendere in considerazione la cattura e abbattimento solo come ultima ratio: ancora ci corre l’obbligo di sottolineare che tutto il mondo scientifico internazionale non riconosce effetti alla soppressione delle popolazioni animali (opportunismo riproduttivo), vedasi ultima vicenda della nutria che continuiamo ad abbattere e lei continua a crescere in termini numerici”.

La soluzione sarebbe quindi di procedere per step, a partire dalla valutazione della situazione con monitoraggi della popolazioni, proseguendo con la messa in campo di “un piano studiato che preveda l’impiego di dissuasori fisici visivi, acustici ed olfattivi di accesso e di posa, divieto di alimentazione a colombi, mangime trattato, installazione di colombaie e tutto quello che si deve inserire in un piano cosiddetto” integrato””.

“Cosi come non si contiene il fenomeno del randagismo pagando migliaia di euro uno sterminatore di gatti e di cani – concludono le associazioni animaliste ferraresi – resta stupefacente come tutti noi cittadini italiani,emiliani e infine ferraresi,dovremmo tollerare che si spendano 29.000 euro per abbattere i piccioni nella sola unità delle due voliere installate dall’azienda (per la precisione una Onlus) bolognese all’ospedale S.Anna, invece di accogliere le numerose e insistenti proposte di intervento delle associazioni animaliste ferraresi da anni impazienti di poter applicare i piani di contenimento già più volte presentati e di gran lunga più economici: con tecniche dotate di maggiore efficacia specie se attuata in contemporanea ad alcuni dei punti precedenti che ne accrescono il potenziale e consente di gestire non solo gli aspetti riproduttivi del colombo urbano ma anche le problematiche sanitarie e mette finalmente d’accordo sia le associazioni ambientaliste-animaliste che i cittadini dotati di maggior spirito zoofilo, consentendo quindi di uscire dal tradizionale schema che vede una netta, insanabile contrapposizione tra “animalisti” e le Pubbliche Amministrazioni che sono chiamate a controllarne il numero”.

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