Al Jazz Club arriva Kris Davis
Sabato 10 maggio alle ore 21.30 al Jazz Club arriva il Kris Davis Trio feat. Robert Hurst & Jonathan Blake
Sabato 10 maggio alle ore 21.30 al Jazz Club arriva il Kris Davis Trio feat. Robert Hurst & Jonathan Blake
Sabato 18 maggio, il Circolo Arci Bolognesi ospita una nuova tappa del circuito cinematografico SunER, il progetto promosso da Arci Emilia Romagna, con la collaborazione di Ucca e il sostegno della Regione Emilia-Romagna
In occasione di "Interno Verde 2025", il MEIS (via Piangipane 81, Ferrara) organizza domenica 11 maggio, ore 10.30, "Gli alberi raccontano le feste"
Oggetti quotidiani, scorci urbani familiari o dimenticati, frammenti di umanità e natura si intrecciano in una trama di immagini nitide ma dense di interrogativi nel libro Nell'ombra che resiste alla notte, opera prima del poeta Christian Abate
Prosegue il ciclo di presentazione “Chi ha paura dei libri?”, organizzato a Ferrara da Famiglie Arcobaleno - Associazione Genitori Omosessuali per tutto il mese di maggio, che ha esordito domenica scorsa con libro “Storie di genitori trans” di Egon Botteghi
(foto di Maurizio Montanari)
di Federica Pezzoli
Dopo lo scenario algido e allucinato de “La boule de neige” di Fabrizio Monteverde il progetto RIC.CI/Reconstruction Italian Contemporary Choreography Anni 80/90 ha portato sul palco del teatro Comunale Claudio Abbado di Ferrara le atmosfere calde e terrigne di “Terramara”.
Lo storico balletto creato nel 1991 da Michele Abbondanza per la neonata compagnia, fondata insieme ad Antonella Bertoni, allora sua compagna sul palcoscenico e nella vita, rivive nell’interpretazione di Eleonora Ciocchini e Francesco Pacelli. Quella andata in scena martedì 16 dicembre non è una semplice ricostruzione, ma una ri-nascita, Eleonora e Francesco ri-danzano “Terramara” mettendoci le loro personalità, sempre nel rispetto dello spirito del lavoro originale: ci introducono e ci portano per mano in un paesaggio rurale sospeso in una dimensione quasi a-temporale, ci narrano la storia universale, l’eterno ritorno del rapporto fra uomo e donna e di quello fra uomo e natura.
Attraverso un miscuglio fra echi classici bachiani e suggestioni musicali da tutto il mondo, dall’Europa dell’Est all’America Latina, all’Italia del sud, questo lavoro scava nella nostra memoria alla ricerca dell’eco di voci di etnie e tradizioni lontane, al di là delle culture.
Il sipario si apre su un paesaggio rurale, un quadro di vita contadina appena accennato attraverso fruscii d’acqua e versi di animali da fattoria in lontananza e una scenografia più scarna rispetto alla prima versione: due travi, e un tavolo di legno chiaro su cui sono poggiate delle gerle dalle quali Francesco ed Eleonora faranno uscire cascate di arance a colorare il palco, trasportandoci in un campo immaginato ma allo stesso tempo reale. In questo spazio tra cielo e terra, uomo e donna sono custodi del rito generativo della natura, una natura agrodolce, che è madre, ma non complice, che richiede il sudore del nostro lavoro: una terra amara, da dissodare.
“Terramara” evoca la vita e la fertilità, quella donata dalla natura a chi lavora rispettando le sue leggi, e quella generata dall’incontro di maschile e femminile. Una storia anche d’amore, dunque, allo stesso tempo quotidiano e universale: fatto di tanti piccoli momenti di sintonia e d’intesa, in cui passione e baci passano da un’arancia tenuta fra le labbra dai danzatori, ma anche di momenti di provocazione e scontro. Tutto è reso attraverso cenni e sguardi, evocazioni, frammenti, fra narrazione e astrazione, senza un filo logico realistico.
Eleonora Chiocchini e Francesco Pacelli, restituiscono con la loro energia e i loro corpi le vibrazioni di questo racconto della e sulla vita, in cui c’è spazio per momenti di grande lirismo, come quando Eleonora, trasportata da Francesco all’interno di una gerla, riesce a raggiungere le arance in scena e a coglierne una, e per momenti di grande gioia, tra saltarelli e danze folkloristiche irlandesi. Per tutta la durata dello spettacolo la loro sintonia è palpabile, con la sensualità di Eleonora che sostiene e bilancia la fisicità di Francesco.
“Terramara” è una performance essenziale e, forse proprio per questo, di grande poesia, capace di emozionare e far sorridere. La coreografia ha un ritmo incalzante in cui i gesti sembrano lasciare una scia come il movimento un pennello, tutto è studiato fin nei minimi particolari e richiede una precisone tecnica e un virtuosismo non fini a se stessi, ma tesi a rendere leggibili per il pubblico i diversi piani di significato di questa performance generosa e fertile come la zolla di terra di cui porta il titolo.
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