Cronaca
13 Dicembre 2014
Interrogatorio in carcere. Il gip convalida gli arresti di funzionario Agenzia delle Entrate e intermediario

Tangente per lo studio di settore, gli indagati restano in carcere

di Marco Zavagli | 2 min

carcere arginone ingressoRimangono in carcere Leopoldo Lunadei e Maurizio Palma, il funzionario dell’Agenzia delle Entrate e l’intermediario privato accusati di concussione per aver fatto indebite pressioni verso un imprenditore del settore ristorazione per ammorbidire un controllo in materia di studi di settore. In cambio del “favore” i due avrebbero chiesto una tangente di 10mila euro.

Dopo gli interrogatori in carcere, durati all’incirca dalle 9 alle 12.30, il gip Piera Tassoni ha sciolto la riserva ieri in tarda serata: arresti convalidati e conferma della misura cautelare in carcere. I difensore, l’avvocato Andrea Marzola per Palma e l’avvocato Lorenzo Bramante per Lunadei, avevano chiesto la liberazione e, in subordine, gli arresti domiciliari. Questo perché “a mio modo di vedere – spiega Marzola – la richiesta di custodia cautelare è molto forte, eccessiva in relazione alla figura e al ruolo ricoperto dal mio assistito, e anche al fatto che è una persona che non ha mai commesso illeciti, un incensurato. Credo inverosimile che uno diventi improvvisamente matto a 54 anni e si rovini per diecimila euro”. Davanti al giudice il mediatore ha sostenuto di non essere il destinatario di quei diecimila euro, ma di aver avuto un mero ruolo di trasmissione.

Un rimpallo di responsabilità che trova il corrispettivo anche nelle dichiarazioni del funzionario dell’Agenzia delle Entrate: “mentre la dazione di denaro ha avuto come riferimento incontestabile Palma – sostiene l’avvocato Bramante -, Lunadei dichiara di essere estraneo a qualsiasi richiesta di carattere economico e respinge l’accusa di aver partecipato all’atto concussivo”. I due indagati si conoscevano da tempo e Lunadei si difende dicendo che “probabilmente – queste le parole riferite dal legale – mi sono aperto troppo nel riferire questioni di lavoro, in virtù del rapporto di amicizia che avevo con Palma”. Anche perché “quell’atto ispettivo non avrebbe portato necessariamente a dei rischi per l’imprenditore che poi ha denunciato. Non si trattava insomma di un esercizio ‘scoperto’ per la tipologia della verifica. Non si capisce quindi sotto quale leva il mio assistito avrebbe potuto convincere il titolare a versargli del denaro”.

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