
Vittorio Sgarbi
Dopo la petizione, via alle querele incrociate. Non c’è pace per Vittorio Sgarbi, che oltre al processo per diffamazione nei confronti dell’avvocato Italo Tommassoni se la deve vedere anche con una truppa di 128 intellettuali firmatari di una petizione, indirizzata al ministro per i beni culturali Dario Franceschini, contro alla nuova mostra bolognese “Da Cimabue a Morandi” di cui il critico d’arte ferrarese è curatore. E, dopo le prime schermaglie verbali, negli ultimi giorni si è passati ai fatti, con Sgarbi ad annunciare 128 querele per diffamazione nei confronti di tutti i firmatari. Mentre Daniele Benati, presidente della sezione bolognese di Italia Nostra, risponde ad armi pari sporgendo la stessa denuncia nei confronti del critico d’arte.
Le evoluzioni legali nascono da un accesa diatriba sulla mostra curata da Sgarbi e che aprirà a Palazzo Fava il prossimo 14 febbraio. Una mostra che ha trovato la feroce opposizione dell’associazione Italia Nostra, che senza troppe remore definisce l’esposizione “priva di alcun disegno storico e della benché minima motivazione scientifica. È un insulto alle opere, trattate da soprammobili; all’intelligenza del pubblico; alla memoria di Longhi e di Arcangeli – e naturalmente un attacco ai musei, con la colpevole connivenza di chi li dirige”.
Il motivo sta anche nelle modalità con cui sarebbero state richieste ad enti pubblici alcune opere, in particolare la Maestà di Cimabue e la Santa Cecilia di Raffaello, “La mostra curata da Vittorio Sgarbi – si legge nell’appello a Franceschini – è allestita in tempi ristrettissimi: le richieste di prestito dovrebbero partire oggi, senza rispettare i sei mesi che il Ministero pretende in questi casi. La mostra, dedicata a Roberto Longhi e a Francesco Arcangeli, proporrà in palazzo Fava una scelta di “capolavori” di proprietà della Pinacoteca Nazionale, dei musei e delle chiese cittadine insieme ad altri quadri di collezioni private e di antiquari. Tra le opere richieste alla Pinacoteca Nazionale figura nientemeno che la Santa Cecilia di Raffaello. La chiesa di Santa Maria dei Servi dovrebbe prestare la Maestà di Cimabue”. Motivi per cui i 128 firmatari affermano che “Un simile sconcio non può passare in silenzio. Chiediamo alle istituzioni preposte alla tutela – dal Ministro Dario Franceschini al Soprintendente Luigi Ficacci – di impedirlo”.
A dir poco inferocita la replica di Sgarbi che, oltre ad annunciare 128 querele per diffamazione, ha affermato in un’intervista alla testata Arte Magazine.it: “L’argomento non esiste. È pretestuoso e deriva dal fatto che Daniele Benati (primo firmatario della petizione, ndr) ha perso la testa perché l’operazione è stata affidata a me, quando avrebbe voluto farla lui. Non sa neanche com’è il progetto, visto che non è stato ancora reso noto. L’argomento non esiste”. Dichiarazioni dalle quali sorge la querela ‘incrociata’ di Benati, che ha comunicato agli organi di stampa “di aver comunque incaricato i miei legali di fiducia di sporgere querela nei confronti del dott. Vittorio Sgarbi, a seguito delle dichiarazioni gravemente lesive nei miei confronti da lui rilasciate alla stampa e alle emittenti radiotelevisive”. Tra i firmatari più noti della petizione anche Carlo Ginzburg, Bruno Toscano della Fondazione Longhi, Keith Christiansen del Metropolitan Museum di New York e Steven Ostrow dell’University of Minnesota, mentre per quanto riguarda la città estense si possono notare le firme anche della direttrice e dell’ex direttrice della Pinacoteca Nazionale di Ferrara, Anna Stanzani e Luisa Ciammitti.