Parla di conflitti di interessi personali e professionali il quotidiano Libero nel descrivere la posizione in cui si verrà a trovare il deputato ferrarese del Pd Alessandro Bratti, presidente Commissione parlamentare d’inchiesta Ecomafie. Ma lui si è già fatto da parte, evitando per ragioni di opportunità di presiedere la seduta in cui verranno sentiti i vertici di Hera e di Arpa.
Tutto nasce da un’inchiesta del giornale di Belpietro dello scorso luglio, nella quale si denuncia la montagna di rifiuti tossici annidata sotto gli uffici della sede di Hera, in via Berti Pichat a Bologna. Per anni i dipendenti vi hanno lavorato inconsapevoli dei rischi cui andavano incontro.
Il caso esplode quando viene ripreso da Report a metà novembre, che passa al setaccio gli elementi raccolti nell’inchiesta della procura di Bologna che ha indagato per reati ambientali il presidente di Hera Tomaso Tommasi di Vignano.
In seguito allo scalpore suscitato dalla trasmissione televisiva, Bratti convoca la Commissione sui rifiuti “per verificare a che punto è lo stato di bonifica del sito e l’effettiva esistenza di livelli di pericolosità, all’interno del sito, per i lavoratori e i cittadini”. A Roma sono attesi oggi per l’audizione i vertici di Hera, di Arpa e il sindaco di Bologna. E la polemica investe anche il deputato ferrarese. Ieri sempre Libero faceva notare che il parlamentare del Pd, presidente della commissione, si troverebbe al centro di un doppio conflitto di interessi.
In primis personale, dal momento che la moglie è un dirigente della multiutility, coordinatrice della gestione clienti di Hera Comm del nord-ovest. In secondo luogo professionale, dal momento che Bratti è stato assessore all’Ambiente della giunta di Ferrara, dal 1994 al 2006 (prima con Soffritti, allo Sport, e poi con Sateriale, all’Ambiente) “e si è distinto – scrive Libero – per la continua sintonia con Hera”. Sotto il suo mandato i ferraresi ricordano il via libera alla triplicazione dell’inceneritore di via Diana. Bratti inoltre è stato anche direttore generale dell’Arpa Emilia-Romagna tra il 2006 ed il 2008.
Contattato telefonicamente, il diretto interessato preferisce a rimandare al termine dell’audizione ogni commento, “per permettere alla Commissione di lavorare con tranquillità”. Su una cosa però Bratti si sbottona: “la decisione di ascoltare Hera risale al 18 novembre”. In quella data, su sollecitazione dello stesso Bratti, nell’ufficio di presidenza si è deciso per ragioni di opportunità di far presiedere la seduta al vicepresidente Stefano Vignaroli, deputato del Movimento 5 Stelle. Bratti quindi non parteciperà sua sponte.
Quanto allo smaltimento dei rifiuti tossici prelevati dal sottosuolo della sede di Hera, invece, già il sindaco di Bologna Virginio Merola – rispondendo a un question time in consiglio comunale – ha fatto sapere che 10.66 tonnellate di terreni contaminati da cianuri, rispetto alle 44 tonnellate di cianuri ritenute critiche sono state smaltite nell’inceneritore di Herambiente (Forno F3) nel Centro Ecologico Baiona di Ravenna. Le restanti quantità rivenute durante la bonifica dell’area di viale Berti Pichat nel 2008 (in totale 15.500 tonnellate, 13.000 pericolosi, 2.500 non pericolosi) sono state smaltite nella discarica di Sotris sempre a Ravenna (Herambiente). Questa bonifica è stata effettuata da maggio a settembre 2008, successivamente al periodo in cui Bratti era direttore generale dell’Arpa regionale, essendo stato eletto in parlamento in aprile. Va detto inoltre che le competenze istruttorie in materia sono in capo alla direzione provinciale dell’Arpa di Bologna e non a quella regionale.
In merito infine al ruolo della moglie del parlamentare, risale al 1992 l’assunzione della stessa in Acosea (poi inglobata con Agea in Hera). A quel tempo Bratti era ricercatore all’università.