Eventi e cultura
3 Dicembre 2014
Incontri e premiazioni nell’anniversario della fondazione del liceo cittadino

Il liceo Ariosto festeggia i suoi 154 anni

di Redazione | 4 min

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Il liceo Ludovico Ariosto compie 154 anni, e progetta “i prossimi centocinquanta”, come il sito web della scuola cittadina di Secondo Grado ricorda ad ogni nuovo visitatore: appuntamento immancabile del calendario scolastico sono dunque i festeggiamenti per l’anniversario della fondazione del liceo che, ricordando ogni anno la data del 3 dicembre 1860, abbracciano l’intera mattinata.

Ai saluti di rito, che la dirigente del liceo Mara Salvi ha compiuto presentando il programma che sarebbe seguito, si sostituisce presto l’intervento di un ex allievo del liceo, l’agronomo esperto nella gestione di alberi monumentali e vetusti Giovanni Morelli: la memoria di quanti meno giovani erano seduti in platea corre subito agli anni a cavallo dell’ottava decade del secolo scorso, gli anni che per Morelli furono del diploma, anni bui per la Repubblica che però si dissipano quando la memoria torna ai corridoi dell’Ariosto “con un senso di estraneazione – spiega – che si stempera nel ricordo degli anni belli passati qui dentro”. La testimonianza di chi “è uscito da qua – ironizza Morelli – perché il liceo sembra, ma non è per sempre” introduce alla consegna dei premi che, ogni anno, sono assegnati agli studenti meritevoli: soddisfatto il prerequisito di avere una media dei voti pari o superiore a 8,5, trenta ragazzi (a.s. 2014/15) hanno partecipato alla selezione elaborando un testo di presentazione. Di questi, sei ragazzi, uno per ogni indirizzo, hanno ottenuto la borsa di studio: Giulia Lucchese (3B) ha ricevuto il Premio Liceo Classico intitolato alla memoria della “straordinaria normalità – è specificato – della professoressa Maria Teresa Ronchi”; Sara Picci (5T) e Luna Cesari (5X) hanno ottenuto il Premio Liceo Linguistico “Franca Jurche”, dedicato al ricordo di una “giovanissima ragazza – spiega la professoressa Nora Raquel Lhomy – vittima senza tomba della dittatura argentina”; a Jessica Sarti (5R), invece, il premio Liceo delle Scienze Umane, opzione Economico-Sociale; a Jonathan Franceschi (5M) il Premio per l’indirizzo Scientifico; infine, la borsa di studio per il Premio Liceo Scientifico opzione Scienze Applicate è stata assegnata ad Andrea Gabban (5G). Tra i molti giovani, il volto più disteso è però quello degli studenti che, già diplomati, e con il massimo dei voti, sono tornati al liceo per la premiazione dell’impegno che li ha portati ad ottenere 100 e 100 con Lode alla maturità (a.s. 2013/14): nei loro sorrisi, quelli coi quali ritornano brevemente al percorso liceale da poco concluso, e a quello universitario appena iniziato, si scioglie la prima parte della mattinata, mentre la campanella suona e le porte delle classi si aprono per l’intervallo.

Il filo conduttore del 154esimo compleanno, lo si era intuito fin dalle prime battute, è stato il messaggio culturale che alburno e durame, e il loro rapporto con l’uomo, hanno veicolato nei secoli: le parole appassionate che il relatore Giovanni Morelli destina agli studenti affrontano il tema in un incontro dal titolo ‘Alberi: compagni sconosciuti, fedeli testimoni’, ed il supporto visivo di immagini e schemi raccoglie l’attenzione dei giovanissimi quando questa si perde in parole poco masticate. Ed è così che il discorso prettamente scientifico legato allo “spazio e al tempo dell’uomo e dell’albero – introduce Morelli – che sono diversi” si dirama presto in sfumature quasi filosofiche: il “seme della comprensione” è gettato e nella attenta analisi delle differenze di crescita e forma, di movimento cinetico e plastico, di simmetrie e polarità, l’albero “riacquista la sua dignità autonoma, non più conseguente – precisa l’agronomo – ad una rassomiglianza con l’uomo”. L’antropocentrismo, il risultato della mediazione culturale con il quale si è soliti avvicinarsi a radici, tronco e chioma, è fatto cadere davanti ai grandi ‘misteri’ legati all’albero, alla sua “potenziale immortalità data dalla possibilità di rinascita”: da un’eterna vitalità, quella delle piante, ad una vitale eternità, quelle delle parole, il passo è breve, e l’incontro diventa l’occasione per la “messa a dimora di un faggio, per ricordare – precisa la dirigente Mara Salvi – i 540 anni della nascita di Ariosto”.

Spostandosi nel giardino del liceo, davanti al muro che separa l’istituto dall’adiacente Palazzo Prosperi-Sacrati, ci si accorge infatti che lì ha trovato dimora un esile faggio, “il solo tra la triade citata dall’Ariosto ( Orlando Furioso, canto I, ottava XXXIII, ndr) che si può sposare – conclude Giovanni Morelli – con le caratteristiche del luogo e che in antichità, prima delle metamorfosi culturali che lo vogliono manifestazione del demoniaco, ha sempre rappresentato la sacralità delle forze della natura”.

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