Eventi e cultura
29 Novembre 2014
Lo spazio del Jazz Club Ferrara dedicato alle nuove proposte si fa in due fondendo musica e fotografia

Mostra e concerto per ‘Happy go lucky’

di Redazione | 4 min

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È una vera e propria edizione speciale firmata Happy Go Lucky Local quella di lunedì 1 dicembre (ore 21:30).  Lo spazio del Jazz Club Ferrara dedicato alle nuove proposte si fa in due fondendo musica e fotografia.

La presentazione di “Uvenes Doom Sumus”, nuovo, originalissimo progetto discografico di ‘Jümp The Shark’, gruppo capitanato dal visionario sassofonista Piero Bittolo Bon, sarà preceduta dalla vernice di “You Ain’t Gonna Know Me ‘Cos You Think You Know Me”, personale del giovane fotografo emiliano Matteo Mangherini, ideata e curata da Eleonora Sole Travagli, e realizzata in collaborazione con Endas Emilia-Romagna. La mostra è inclusa nel progetto ‘Vetrina giovani artisti’ patrocinato dalla Regione Emilia-Romagna. Seguono il concerto le immancabili e infuocate jam session.

Il concerto. Un progetto longevo (attivo dal 2008), spericolato ed estroso, questo è ‘Jümp The Shark’ guidato dal sassofonista veneziano Piero Bittolo Bon, frequentatore durante la sua carriera di stili molto diversi e in grado di sintetizzarli in una musica appassionata e vibrante, concentrata eppure libera. Con “Uvenes Doom Sumus” (El Gallo Rojo Records, 2014), terzo episodio discografico del gruppo dopo i precedenti “Sugo! Senta! Gatta!!” (2009) e “Ohmlaut” (2011), si assiste ad un’ulteriore evoluzione della musica e dell’interplay del gruppo, meno votata al solismo e improntata invece all’integrazione di un approccio liquido alla rigidità della forma e della composizione; tutto questo senza sacrificare il più che umano bisogno di appoggiarsi qua e là ad una melodia da poter fischiettare. Il sestetto è composto da alcuni tra i più creativi musicisti del jazz di oggi, che mantengono immutata la loro partecipazione: sono, oltre al leader Bittolo Bon (anche al clarinetto e al flauto), il vibrafonista Pasquale Mirra, il chitarrista Domenico Caliri, Danilo Gallo al contrabbasso, Federico Scettri alla batteria ed il trombonista e sousaphonista tedesco Gerhard Gschlössl. Terreno fertile per la personale scrittura di ogni singolo componente di ‘Jümp The Shark’ è la cognizione che nasce dalla combinazione di due mondi sonori diametralmente opposti ma similmente acidi, ossia quelli creati dalla chitarra elettrica e dal vibrafono che si uniscono ad una sezione ritmica dalle mille sfaccettature, capace di ancorarsi anche a dei solidi groove. Questo consente ad una front-line a geometria variabile formata da ance e trombone/sousaphone di sfruttare appieno tutta la potenza di fuoco ritmica e melodica a propria disposizione. Il gruppo si inoltra nelle maglie di una musica nervosa e ironica, ispirata in egual misura dal nuovo jazz e dalla musica improvvisata di Chicago e New York e dalle colonne sonore dei videogiochi anni ’80. Nessuno dei sei, tuttavia, perde mai di vista la matrice free che li accomuna. Ad impreziosire l’appuntamento di lunedì 01 dicembre è il ricco aperitivo a buffet (a partire dalle ore 20.00) accompagnato dalla selezione Nu Jazz di Andreino Dj. Il tutto a ingresso a offerta libera per i soci Endas.

La mostra. Destreggiandosi nella caleidoscopica moltitudine di rivelazioni svelate dai musicisti che hanno risposto a questa chiamata alle arti, Matteo Mangherini ha elaborato il proprio personale e originalissimo omaggio alla musica jazz e ai molti ‘eroi’ che calcano il palcoscenico del Torrione – incluso Piero Bittolo Bon – mettendo a nudo le passioni che contribuiscono inequivocabilmente alla cifra stilistica di ognuno di essi.
Banditi i consueti scatti di scena, Eleonora Sole Travagli – ideatrice e curatrice della mostra – ha chiesto a dodici musicisti (quante sono le note) di rivelare una passione altra rispetto al jazz che influenza fortemente il loro modo di fare musica, affidando successivamente al giovane fotografo emiliano Matteo Mangherini l’arduo compito di interpretarla attraverso il medium fotografico. Il titolo della personale “You Ain’t Gonna Know Me ‘Cos You Think You Know Me” (tratto da un brano del batterista Louis Moholo) – letteralmente ‘Non mi conoscerai, se pensi di conoscermi’ – è quanto mai rivelore dell’intero progetto: la conoscenza dell’altro è costantemente filtrata dalle nostre proiezioni mentali, dall’imprinting famigliare, da esperienze passate…, pertanto fortemente soggettiva in particolar modo se si tratta dei nostri idoli: personalità note che calcano palcoscenici, appaiono sul grande schermo… “You Ain’t Gonna Know Me…” tenta di scardinare almeno un tassello di questo processo legato all’essere umani, offrendo al fruitore una chiave di lettura in più sulle persone e sulla genesi musicale. “La realizzazione del progetto” Racconta Mangherini “Ha avuto inizio nel corso di questa estate rivelandosi, passo dopo passo, non solo un’interessante esperienza professionale, ma un’avvincente avventura umana”.

Matteo Mangherini, classe 1986, si è iscritto al corso di Lettere Moderne presso l’Ateneo ferrarese dopo aver compiuto studi tecnici. Autodidatta, ha perfezionato lo studio della fotografia partecipando a diversi workshop tenuti da Marianna Santoni e lavorando in qualità di assistente per maestri come Daniele Casadio e Mustafa Sabbagh. Attualmente opera come fotografo freelance e video-maker collaborando con accademie di danza e teatro, agenzie pubblicitarie e la compagnia di produzione cinematografica Film Pro. Da diversi anni segue la fervida attività delle surfiste del Team Roxy. Numerosi suoi scatti sono stati pubblicati su riviste di settore nazionali ed internazionali come Dreams Up Life, Surf Latino, Curl Magazine. Lo scorso mese di giugno è stato designato come fotografo ufficiale in occasione della visita del Dalai Lama a Livorno e Pomaia.

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