Cristina Quintavalla, candidata presidente per l’Altra Emilia Romagna, si mostra allarmata e sdegnata dopo il blitz di Alan Fabbri nel campo rom di via Erbosa a Bologna, dove la sua visita non autorizzata, assieme alla leghista Lucia Bergonzoni, non è stata particolarmente gradita. Sabato arriverà Salvini, leader della Lega, a “vendicare l’onore dei suoi emuli, respinti, pare, a schiaffi e spintoni, accompagnato certamente da uno stuolo di telecamere alla ricerca di scene e parole truci”.
“Radere al suolo tutto ciò che assomiglia a un campo nomadi? Il vocabolario è quello delle camicie brune naziste – commenta Quintavalla – delle squadracce di skin e dei partiti populisti che infestano mezza Europa, ma in realtà la camicia di Alan Fabbri, il candidato alla presidenza della Lega, è verde e i suoi alleati di Forza Italia amano farsi riprendere con il doppiopetto del loro leader. Mi chiedo se esista ancora una linea di demarcazione tra la cosiddetta destra “moderna”, “normale” e la vandea xenofoba, certamente lepenista, di Alan Fabbri, che sembra voler giocare tutta la campagna sulla tziganofobia, sulla fobia per il popolo rom. Cosa che, tra l’altro, è un reato: istigazione all’odio razziale. Per di più la Lega, alla ricerca del casus belli, è voluta andare a molestare delle persone che vivono in povertà estrema nel luogo in cui sono costretti a vivere”.
“La Lega – conclude la candidata – è allergica a tutto ciò che è accoglienza, solidarietà e umanità, chiede di chiudere i campi ma per noi dell’Altra Emilia Romagna andrebbero garantite condizioni di vita decenti a tutti e, se proprio bisogna chiudere qualcosa, si cominci dai Cie, veri e propri lager per migranti che la legge Bossi-Fini ha peggiorato ulteriormente”.