Un certo allarmismo nei corridoi dell’ospedale di Cona si era già sparso. Fortunatamente però si è trattato di un falso allarme per un sospetto caso di Ebola, il temibile virus della febbre emorragica che sta arrivando anche in Europa. Timori subito rientrati, dato che il giovane nigeriano, ricoverato dopo essersi sentito male, non poteva assolutamente aver contratto il virus. E’ bastata però quella parola, Ebola, rimbalzata fra i reparti, a far scattare nei primi istanti la preoccupazione.
A smentire categoricamente le voci di un sospetto caso di Ebola è il direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Azienda Usl, Giuseppe Cosenza, ben informato del caso in questione. “Non può essere assolutamente Ebola – spiega Cosenza – perché il nigeriano, che risiede a Codigoro, è qui da tre mesi, mentre il virus ha un periodo di incubazione che arriva al massimo a 21 giorni. E non potrebbe averlo contratto da altri connazionali giunti di recente sul nostro territorio, con i quali è impossibile che abbia avuto contatti”.
Del resto, se si fosse sospettato veramente un caso di Ebola, sarebbe stato attivato il complesso protocollo messo a punto dal Ministero, con le linee guida per la gestione dei pazienti, la tutela degli operatori sanitari e dei cittadini. Invece niente di tutto questo. Il nigeriano, che si è sentito male e presentava sintomi di emotisi, è stato sottoposto ad alcuni esami e a una tac per individuare la patologia e procedere alle necessarie cure.
“Il timore è giustificato – commenta Cosenza – dato che l’Ebola in Europa ormai sta arrivando, ma al momento a Ferrara possiamo stare tranquilli. Ci aspettiamo però un inverno “infernale” da questo punto di vista: con la stagione che si preannuncia particolarmente rigida e l’influenza, non appena qualche straniero manifesterà problemi di salute scatterà ovviamente l’allarme e l’allarmismo. C’è da prepararsi, perché sarà davvero così”.
Forse ancora non tutti sanno che il virus dell’Ebola non si diffonde tramite aria, acqua o cibo, ma tramite contatti diretti attraverso pelle con ferite, o mucose e membrane, con sangue o fluidi di un malato. Il contagio può avvenire inoltre con oggetti quali aghi e siringhe contaminati. Le persone a più alto rischio sono gli operatori sanitari e le famiglie in contatto con i malati.