La prima volta che la vedi ti colpisce la sua bellezza, appena apre bocca ti colpisce la sua forza, quando finisce di parlare ti colpisce il suo coraggio. Lei è Lydia Cacho, giornalista, scrittrice e attivista messicana che si occupa di diritti umani, violenze di genere, vittime di stupri, traffico di esseri umani e pedofilia, ospite a Ferrara per il Festival di Internazionale. Ieri pomeriggio, intervista da Omero Ciai (La Repubblica), ha incantato tutti con le sue storie “senza paura” che sembravano tratte da film e invece, purtroppo, erano vissute in prima persona attraverso ricerche ed indagini. Storie di corruzione, prostituzione, pedofilia, femminicidio, immigrazione e violenza che corrispondono perfettamente alla dura realtà che si vive in Messico. Una donna eccezionale che ha cercato di denunciare tutto questo e, per questa sua battaglia in nome della verità e dei diritti, è stata arrestata illegalmente, picchiata e incarcerata.
“Quando ho iniziato a indagare sulla pedopornografia – racconta Cacho – ho notato una grande corruzione nel mondo degli uomini di potere, dai politici agli imprenditori, sotto gli occhi dei poliziotti pagati. Si comportavano tutti come se organizzare festini dove stupravano bambine anche di 4 anni fosse ‘la natura delle cose’ perché le ragazzine sono fatte apposta per soddisfare i desideri sessuali degli uomini. Le mie indagini si sono così centrare sulla politica culturale del Paese e i problemi sono iniziati quando ho fatto il nome in tv dei pezzi grossi dediti al giro di pornografia infantile e prostituzione”. Questa denuncia è stata accompagnata dalle dichiarazioni delle vittime e dalle prove filmate con videocamera nascosta, materiale pubblicato anche nel libro “I demoni dell’Eden” uscito nel 2005, che accusa apertamente il noto uomo d’affari Jean Succar Kuri di essere coinvolto nel giro. Peccato che le sue azioni sarebbero state accettate ed ammesse perché era il ricettatore di tutto il denaro sporco dei politici. “Nel libro ho dovuto affrontare diverse angolature – specifica l’autrice – per dare voce alle vittime, per spiegare il riciclaggio di denaro e per far conoscere questo fenomeno che fa parte di una politica della violenza che coinvolge il potere”. E per contro Nacif Borge, un uomo d’affari di Puebla accusato da Cacho di proteggere Kuri, l’ha citata per diffamazione.
“Quando mi hanno arrestata illegalmente – ricorda Cacho – ho creduto che si trattasse di un rapimento perché gli agenti in borghese mi hanno minacciata con le armi, mi hanno malmenata e trasportata nel carcere di Puebla. Un viaggio di 20 ore in cui mi hanno intimato di ritrattare le accuse del libro perché mi sono immischiata nella vita privata dei politici, come se stuprare 250 bambini faccia parte della sfera privata!”. Liberata solo dopo il pagamento della cauzione, è subito tornata a lavoro. “Fare la giornalista in Messico è come essere un’inviata in guerra ma nel tuo Paese – commenta Cacho – ma è un lavoro fondamentale per combattere questa rete di impunità”. Alcuni risultati, infatti, sono stati raggiunti: “Sono state approvate nuove leggi contro la pedopornografia e la tratta di donne, mentre l’impresario è stato condannato a 113 anni di carcere, una sentenza storica in tutta l’America Latina.
Se il legame tra lo sfruttamento sessuale infantile e la politica è già ben chiaro, a questo si aggiunge il narcotraffico anche se i cartelli messicani si stanno concentrando di più sulla tratta di donne e bambine e sull’immigrazione per spostare persone illegalmente in tutto il Paese. “Stanno creando una vera e propria industria – denuncia Cacho – e la colpa è del governo che ha adottato queste politiche sulla migrazione, a partire dal mercato del lavoro degli immigrati che concede un permesso legale per una forma di schiavitù. Il governo esercita una forma di criminalità disorganizzata”. Segue uno scroscio di applausi. Tutti in sala sono rimasti colpiti dal suo coraggio e, tra plausi e complimenti, l’hanno esortata a portare avanti le sue battaglie contro il governo ed il crimine organizzato. Senza paura.
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