Carlo Giovanardi è stato sentito ieri mattina in procura a Ferrara per l’interrogatorio di garanzia chiesto in merito all’inchiesta che lo vede indagato per diffamazione aggravata. L’accusa deriva dalla famosa frase choc rilasciata nel marzo del 2013 nel corso della trasmissione radio “La zanzara” di Radio 24. Sollecitato ad esprimersi in merito al sit-in del Coisp del giorno prima, terminato con la discesa in strada di Patrizia Moretti che mostrava la foto del figlio morto, il senatore del Nuovo Centrodestra si sbizzarrì sulla macchia rossa attorno alla testa del ragazzo: “Quella foto che ha fatto vedere la madre è una foto terribile, ma quella macchia rossa dietro è un cuscino. Gli avevano appoggiato la testa su un cuscino. Non è sangue, ma neanche la madre ha detto che è sangue e neanche lo può dire, perché non è così”.
E invece era proprio vera. “Si tratta della foto del volto di Federico – spiegherà la madre in sede di querela -, ancora vestito degli abiti che indossava al momento della morte, sul lettino dell’obitorio, scattata di consulenti del pubblico ministero in sede di autopsia” e “utilizzata al momento del processo come facente parte del compendio fotografico dei medici legali”. “Vengo accusata – continuava la Moretti – di aver esibito una foto falsa, artatamente modificata, che ritrarrebbe le condizioni di mio figlio al momento della sua morte. La considero un’accusa atroce”.
Nella “mezz’ora di colloquio molto cordiale” (come lo ha definito lo stesso Giovanardi sentito al telefono da Estense.com) in procura, il parlamentare Ncd e il suo avvocato hanno dato spiegazioni e chiarimenti al pm Stefano Longhi in merito alle contestazioni mosse.
Vale a dire che durante l’intervista al conduttore Giuseppe Cruciani “l’onorevole – spiega l’avvocato Simone Agnoletto – ha fatto riferimento alla versione che all’epoca gli venne fornita, in base agli elementi che gli erano stati dati nelle varie occasioni in cui da membro del governo prima e da parlamentare poi, si era occupato del caso, in particolare nelle sedi istituzionali”. E d’altronde quanto espresso a Radio 24 è “un pensiero in linea con tutti gli interventi fatti in tutte le sedi sull’argomento”. E su questo non c’è dubbio. Fu sempre Giovanardi infatti, allora in qualità di ministro per i Rapporti con il Parlamento in quota Udc, a dare in tv dell’eroinomane al ragazzo morto. Sempre lui paragonò il caso Aldrovandi a quello di Luigi Prieti, l’uomo che sparò ai carabinieri davanti a Palazzo Chigi.
A ogni modo davanti al pm Giovanardi ha voluto chiarire che quanto detto in risposta alle concitate domande della “Zanazara”, sono “interpretazioni che nascevano dagli elementi che stavano emergendo in quel periodo storico – precisa per lui l’avvocato -. E questo senza alcuna intenzione di screditare la madre del ragazzo, né la memoria di Federico e tanto meno minimizzare una tragedia assoluta come quella accorsa al giovane”.
Quanto invece alla foto, “il senatore non ha mai voluto intendere che sia stata in qualche modo alterata o che non fosse autentica”. D’altronde, “il senatore ha un suo punto di vista ed è libero di esprimerlo, soprattutto se in varie sedi gli viene chiesto di intervenire sull’argomento” conclude Agnoletto, che si dice “fiducioso nelle decisioni che assumerà il pubblico ministero”.