Difendere la famiglia “naturale”, composta da un uomo e una donna: questo è il valore che difendono le “Sentinelle in piedi”, rivendicando il diritto di esprimerlo sulla pubblica piazza delle città italiane, Ferrara compresa. Li compatisco e mi indigno. Il loro libero diritto di espressione vìola i diritti di tante persone di essere libere e di avere diritti. Nella Storia si annoverano molteplici e drammatici casi in cui, in nome di un credo dogmatico, si sono compiute efferatezze e ingiustizie. Forse questi nuovi paladini dell’integrità familiare non hanno memoria storica e nemmeno si pongono dei dubbi, altrimenti si sforzerebbero di cercare il significato di “famiglia” e di “naturale” al di fuori delle loro irremovibili certezze.
Tralasciando le critiche che potrei avanzare di fronte ad ogni atteggiamento pregiudiziale, fondato spesso sulla convinzione che il comportamento della maggioranza è l’unico a dover essere accolto, e ad una cultura cattolica fondamentalista abbastanza diffusa nel nostro paese, bastino alcune riflessioni sulla nostra Costituzione. All’ Art. 29 la Costituzione italiana recita: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”.(Titolo II Rapporti etico-sociali). Leggendo gli Atti dell’ Assemblea Costituente, troviamo con chiarezza il significato che i Padri Costituenti hanno voluto dare a quest’affermazione. Ne cito uno esemplificativo. Piero Calamandrei, – senza che nessuno intervenisse a contraddirlo – così parlava nella seduta del 23 aprile 1947: “ Sul significato dell’art. 29, una cosa è certa: la Costituzione non impone affatto alla Repubblica di riconoscere come famiglia solo quella definita quale «società naturale fondata sul matrimonio». […] Il riconoscimento giuridico di altre tipologie di famiglia non comporterebbe alcun disconoscimento dei diritti delle famiglie fondate sul matrimonio e non potrebbe quindi violare il disposto dell’articolo 29, primo comma, della Costituzione. Il fatto che la Costituzione garantisca in modo particolare i diritti della famiglia fondata sul matrimonio non può in alcun modo avere come effetto il mancato riconoscimento dei diritti delle altre formazioni famigliari”. Non sono una giurista, tuttavia mi pare evidente che l’aggettivo «naturale» non ha niente a che fare con le unioni eterosessuali, a meno che non si voglia intendere «naturali», nel senso di «normali» (concetto troppo vago per avere una qualsiasi utilità morale o giuridica), così come si deduce che la famiglia è un’associazione indipendente dallo Stato, che lo Stato non può disconoscere.
Infine, pur appellandomi convintamente come cittadina alla legge fondamentale del nostro Stato per contraddire le ragioni delle “Sentinelle in piedi”, che reputo essere un gruppo omofobico ipocritamente vestito di un altro abito, mi chiedo come sia possibile sostenere il modello unico della famiglia eterosessuale ignorando i tradimenti, gli abusi, la violenza sulle donne che avvengono al suo interno. La famiglia non dovrebbe essere rispetto e amore? Forse le “Sentinelle” mangiano troppi biscotti del “Mulino Bianco”!
Emanuela Zucchini