Cronaca
23 Giugno 2014
Le esperte Biancardi e Bortolazzi illustreranno il problema dal punto di vista giuridico nel seminario del 27 giugno

Stress e maltrattamenti sul posto di lavoro, quanto ci costano

di Redazione | 5 min

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di Elisa Fornasini

Cristina Biancardi

Cristina Biancardi

Il mobbing, lo stress da lavoro correlato, il disagio lavorativo e lo straining sono fenomeni in continuo aumento. A dirlo sono le psicologhe del lavoro e delle organizzazioni Cristina Biancardi, esperta nella valutazione e gestione del rischio da stress lavoro-correlato, e Federica Bortolazzi, esperta e abilitata all’uso professionale del metodo Ege 2002 per la valutazione e quantificazione del danno da mobbing/straining. Le due consulenti hanno proposto e organizzato, insieme all’ordine degli avvocati di Ferrara e alla Fondazione Forense Ferrarese, l’evento formativo “Mobbing e valutazione e gestione del rischio da Stress Lavoro- Correlato” per affrontare queste tematiche in maniera più tecnica rispetto a quanto fatto finora. Il seminario, che vale 3 crediti formativi per gli iscritti all’ordine degli avvocati, si svolgerà venerdì 27 giugno dalle 15 alle 18 presso l’aula magna della facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Ferrara in via Ercole I d’Este 37 e, oltre agli approfondimenti delle due esperte, vedrà l’intervento del presidente dell’ordine degli avvocati di Ferrara Piero Giubelli.

“L’iniziativa sta riscuotendo molto interesse, con già un centinaio di iscritti, perché è la prima volta che si tratta il disagio lavorativo dal punto di vista giuridico – annuncia Biancardi – anche se proprio alla figura dell’avvocato spetta il compito di stabilire quando si tratta di mobbing, stress da lavoro correlato, disagio lavorativo o straining”. Se sulla terminologia si fa molta confusione, uno degli obiettivi del seminario sarà fare chiarezza sulle definizioni. Anche se viene spesso utilizzato il concetto di mobbing come espressione per definire ogni situazione di malessere e disagio sul luogo di lavoro, infatti, si stanno delineando figure differenti e più specifiche per descrivere le varie situazioni di conflittualità lavorativa che danneggiano il lavoratore e, di conseguenza, l’organizzazione aziendale.

“Il termine mobbing identifica un insieme di azioni vessatorie che hanno un pesante riscontro psicofisico sul lavoratore – spiega Bortolazzi – ma per parlare di mobbing, l’attività deve essere persecutoria e persistente”. Esempi tipici potrebbero essere angherie, vessazioni, demansionamento lavorativo, emarginazione, umiliazioni, insulti, aggressioni fisiche e verbali volti a indurre il lavoratore a licenziarsi. Per parlare di straining, invece, è sufficiente una singola azione con effetti duraturi nel tempo (come nel caso di gravissimo demansionamento, di marginalizzazione, o di svuotamento di mansioni). Lo straining, quindi, è una situazione di stress forzato sul posto di lavoro, in cui la vittima subisce almeno un’azione che ha come conseguenza un effetto negativo nell’ambiente lavorativo. Niente a che vedere con il cosiddetto stress lavoro-correlato, definito come la percezione di squilibrio e disagio avvertita dal lavoratore quando le richieste dell’ambiente lavorativo superano le capacità individuali per fronteggiare tali richieste. In pratica problemi che creano disagio ma che non sono così gravi come potrebbero il mobbing o lo straining.

Federica Bortolazzi

Federica Bortolazzi

“È fondamentale fare una distinzione sui termini che riguardano il disagio lavorativo – continua Bortolazzi – per far capire agli avvocati come ci si debba comportare quando si è vicini ad una azione legale, anche solo per far bene la domanda di causa”. In effetti in Italia emerge che su 10 casi considerati di mobbing, solo due sono quelli reali. “Non ci sono dati aggiornati a riguardo – dichiarano le esperte – ma il 60% sono casi di straining, 20% di mobbing, 1% di stalking occupazionale ed il resto di altri tipi di disagi lavorativi di lieve entità”. Una fattore, però, è uguale per tutti: il disagio psicosociale del personale (ripetute assenze dal lavoro, difficoltà di concentrazione, nausea, ansia, mal di testa, dolori muscolo-scheletrici, insonnia, ecc) limita il senso di appartenenza del lavoratore e ne riduce la produttività creando conflittualità sul luogo di lavoro tra capo e collaboratore e tra colleghi.

Tutto questo, ovviamente, ha dei costi. “A livello europeo il 60% dei casi di assenteismo è legato allo stress lavorativo – spiega Biancardi – con 240 miliardi di euro spesi per curare questo tipo di patologie e 136 miliardi legati ai costi di produttività”. Un problema economico che riguarda anche il nostro Paese: “Curare i 5 milioni di persone soggette a problemi di stress lavorativo costa 5 miliardi. Queste patologie gravi e invalidanti, oltre a minare la salute delle persone, compromettono la liquidità facendo perdere giornate lavorative e quindi di guadagno. Un problema, denunciato pochi mesi fa anche dall’agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, che deve essere affrontato su più fronti e che, senza lanciare inutili allarmismi, non deve essere sottovalutato”.

L’obiettivo del seminario è quello di inquadrare la gravità del problema e di dare agli avvocati gli strumenti giusti e le competenze adatte per poterlo gestire. “Gli avvocati si trovano nella situazione di gestire persone in stato di ansia che vogliono fare causa – concludono le psicologhe – ma bisogna vedere se la questione è legata all’ambito lavorativo o meno. Per questo è fondamentale la valutazione dello stress del lavoro correlato che definisce la cornice della patologia e l’approfondimento legato al mobbing e a tutte le sue varie declinazioni”. I principali temi che verranno affrontati durante l’evento formativo riguardano: il disagio psicosociale in azienda e l’indagine interna volta ad accertarlo; le diverse manifestazioni del disagio psicosociale in azienda; chi sono i soggetti coinvolti; il mobbing come causa di stress e patologie professionali; le figure professionali coinvolte in caso di Ctp (consulenza tecnica di parte); i consigli dell’avvocato al cliente e le strategie da adottare; la corretta proposizione della domanda di causa; la valutazione peritale del danno da mobbing nella vertenza giudiziale. Il seminario è gratuito per i soci della Fondazione Forense mentre costa 20 euro più Iva per i non soci.

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