Per chi avesse avuto dei dubbi circa la ‘chiamato al voto’ del vescovo di Ferrara Luigi Negri, arrivano le parole del diretto interessato che non lasciano spazio a punti interrogativi. “Ha vinto il buon senso che ha preferito dare credito a una possibilità che nel tempo potrebbe rivelarsi positiva anziché farsi travolgere da irrazionalità di urla, insulti, volontà distruttive, ignoranza macroscopica. È stato ragionevole sostenere il lavorare affinché le possibilità positive si esprimano anziché lasciarsi invadere da una reazione irragionevole e non costruttiva”.
È l’analisi post elettorale che arriva da Negri, riportata dal quotidiano on line “La nuova bussola”. L’arcivescovo di Ferrara-Comacchio afferma che il suo non vuole essere un intervento di carattere politico ma “il sentimento di un cittadino comune che è anche Vescovo”.
“Certo, all’indomani delle elezioni – prosegue Negri – il problema è proseguire un lavoro a livello sociale che consenta un confronto vivo tra le varie posizioni, perché è pur vero che nel nostro paese ci sono diverse posizioni ideali, culturali, religiose. Eppure c’è un prevalere quasi indiscusso e indiscutibile dell’ideologia libertaria e consumistica insieme, c’è l’apparire preoccupante di fenomeni di discriminazione per chi non si adegua al pensiero unico dominante”.
Nel contributo concesso al giornale cattolico online passa anche una convinzione chiara sulle motivazioni del risultato delle urne che monsignor Negri vuole proporre ai lettori: “Chi ha vinto questa battaglia – scrive ancora l’arcivescovo– lo ha fatto per una promessa di ripresa di benessere economico; non l’ha certamente vinta per le strampalate teorie gender che dice di sostenere, meno che mai l’ha vinta per l’approvazione di matrimoni omosessuali. Chi ha vinto questa battaglia politica non può illudersi che i cattolici possano essere d’accordo con lui sull’ideologia”.
“Qui va operata la distinzione vera – conclude il vescovo – tra le riforme economiche e istituzionali da una parte e le ideologie formulate dalla sinistra dall’altra. È una distinzione necessaria e su queste ideologie ci deve essere lo spazio del confronto a tutto campo; bisognerà essere disposti a un dialogo che non sacrifichi e non riduca l’identità espressa dalla nostra tradizione cattolica. È quindi per tutti, non solo per chi ha vinto, l’inizio di un lavoro. Bando a trionfalismi o a depressioni: ben venga un ambito dove il confronto politico a tutti i livelli sia perseguito in maniera attiva per il benessere del popolo, come richiamava molto spesso don Luigi Giussani”.
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