di Silvia Franzoni
Per quanti, maligni e superbi, nel terzo millennio ancora credono che il tatuaggio sia un semplice segno identificativo dei galeotti, la recente iniziativa organizzata al Duchessa Isabella calza a pennello, come un vestito (d’inchiostro) perfettamente cucito addosso. Organizzato dal Tattoo Studio Pace&Inchiostro, l’evento “La donna cannone e il tatuaggio d’autore” ha colorato le sale del lussuoso albergo sito in via Palestro, ma la dicotomia è solo un velo da squarciare: “il free entry – spiega Valeria Tamburin – permette che la cultura del tatuaggio sia accessibile a tutti, proprio nel luogo considerato suo estremo, lo sfarzo”. Ad accogliere curiosi ed appassionati, tavole di disegni e fotografie di tatuaggi, opere di Maik Sante, Blulutattoo e Lorenzo Pace&Inchiostro, ma è con l’addentrarsi nella sala adiacente all’entrata che inizia il viaggio: buttato l’enorme cuore tra le stelle, mentre i padiglioni auricolari ballano sulle note del cantautorato di Francesco De Gregori (le cover dei suoi successi sono state scelte dalla cantante Simona Natali) , gli occhi si sgranano davanti al body painting dei tre artisti che, con estrema maestria, dipingono le modelle presenti.
Filo rosso dell’evento è ‘La donna Cannone’, tema prettamente italiano “ricco di spunti e che perfettamente si presta al tatuaggio e al body painting”, la cui rielaborazione ad opera dei tre collaboratori dello studio ha prodotto esempi in tre stili differenti: i disegni sono disposti su di un tavolo e il loro processo di realizzazione, lungo e complesso, sui corpi delle ragazze. Il tatuaggio è una cultura, un’arte complessa , una “magia – così lo definisce Pace&Inchiostro – grazie alla quale disegni che paiono scialbi su carta acquistano caratteri spettacolari una volta tatuati sulla pelle, e i soggetti, accostati uno all’altro, sono capaci di creare e raccontare storie”. Ma volare in carne ed ossa in questo cielo di inchiostro significa conoscerne le rigide regole e i virtuosismi spettacolari, così come ci spiega pazientemente Lorenzo: “se la mia tavola, con questo tratto di linea grosso (bold), le sfumature nere e i colori (3 o 5 )brillanti, rappresenta lo stile tradizionale, la rielaborazione dei temi classici nel disegno di Maik Sante, la sua libertà nell’accostamento dei colori, i virtuosismi tecnici, la presenza di uno sfondo e di linee sia grosse che sottili, sono esempio dello stile neo-tradizionale; l’opera di Luana si rifà invece all’Art Brut, dove la grafica ha primaria importanza, i soggetti ricordano la cultura cartellonistica degli anni ’50 e la precisione dei disegni è ‘sporcata’ da grandi pennellate e sgocciolature”. Lentamente prendono vita i tre disegni, sensibilmente diversi da quelli proposti su carta perché “bisogna sempre tener conto della posizione in cui si andrà a dipingere”, e si distendono così sulle cosce delle modelle, tela viva degli artisti armati di pennello e precisione: il via vai di un pubblico sempre interessato e ammaliato lascia un sorriso soddisfatto sulla faccia degli organizzatori.
E mentre la donna cannone s’incammina tutta sola verso un cielo nero nero, la sera scende, e i bicchieri dell’aperitivo si incolonnano sul tavolo, l’occhio cade sul cartellone dell’evento, che recita “invecchia con stile, fatti un tatuaggio!”; un tatuaggio, appunto, un’opera d’arte: nessuno giuri e spergiuri di non comprendere.
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