Carlo Giovanardi torna sul caso Aldrovandi e, come quando diede dell’eroinomane al ragazzo o quando assicurava che il sangue dietro la testa fosse un cuscino (frase per cui è stato querelato da Patrizia Moretti), infila una serie di personalissime ricostruzioni sulla morte del diciottenne.
L’occasione gli è stata offerta dalla puntata del 30 aprile de La Zanzara. Nel corso della puntata radio i conduttori gli chiedono come il senatore del Nuovocentrodestra giudichi gli applausi del Sap ai poliizotti condannati per omicidio colposo. “Se fossi stato lì – la sua risposta – mi sarei domandato, come dovrebbe chiedersi l’opinione pubblica italiana, perché centinaia di poliziotti hanno applaudito. Ma non in polemica con la signora Aldrovandi, ma come atto di solidarietà con i loro colleghi”.
“C’è una vittima – ha proseguito Giovanardi -, il giovane Aldrovandi, ma anche quattro persone che hanno la vita rovinata di cui si chiede la radiazione. Loro si sono comportati esattamente come i carabinieri che hanno fermato Preiti davanti a Palazzo Chigi. Lo hanno immobilizzato come prevedono i manuali, cioè supino (Aldrovandi era in posizione prona, ndr) per terra sdraiato, con un carabiniere a cavalcioni… è esattamente la stessa posizione utilizzata dagli agenti di Ferrara che sono stati condannati per quello”.
Però, fa notare il conduttore Giuseppe Cruciani, nella sentenza si dice che ci sono state anche 54 lesioni. “No, no… – lo corregge il senatore -; le motivazioni della sentenza dicono che loro per negligenza ed imprudenza non hanno valutato che una persona tenuta in quella posizione può fare un infarto. Secondo il tribunale è morto di infarto”. A sostegno della sua versione Giovanardi cita a modo suo Thiene, “che ha convinto i giudici che una persona tenuta in quella posizione può avere un infarto”. Il perito invece spiegò in tribunale che una forte e ripetuta compressione toracica ha portato allo schiacciamento del fascio di His, interrompendo il flusso elettrico del cuore.
Giovanardi prosegue sostenendo che “il sentimento di quei poliziotti è condiviso da carabinieri e polizia in maniera generalizzata” e accusa una non meglio identificata “associazione” che raggrupperebbe Luigi Manconi e l’avvocato Anselmo (“Anselmi”) che “tramite i casi Giuliani, Cucchi, Uva, Magherini, fa pressione sui magistrati…”. Ecco allora che “come faccio a non sentirmi vicino a persone che hanno avuto la vita rovinata, le famiglie rovinate, danni economici giganteschi e li hanno tenuti in carcere illegalmente per sei mesi e la cassazione ha detto che non li potevano tenere in carcere?”. La Cassazione non ha mai detto nulla del genere, ma la trasmissione prosegue con il parlamentare che critica Patrizia Moretti che “chiamandoli assassini o delinquenti e chiedendone la radiazione sbaglia. Hanno già pagato un prezzo salatissimo per il fatto che quella mattina li hanno chiamati. La madre se tiene atteggiamento di insulto alimenta la solidarietà tra gli agenti”.
Poi un’altra chicca: “non sapete – si rivolge ai conduttori – che il pm di Ferrara che era entrato in lista con la sinistra più estrema è stato buttato fuori dalla lista perché quando era pubblico ministero a Ferrara aveva sostenuto che Aldrovandi fosse morto per la droga e per l’alcol?”. Il pm sarebbe il procuratore capo Minna, candidato con Sel in Toscana. E con il caso Aldrovandi ebbe a che farci solo a processo concluso.
Ma i conduttori lo ignorano e allora Giovanardi va avanti: “C’è una organizzazione dietro a questi casi, per prevenzione ideologica si attivano insinuando…”. Il politico del Ncd non termina la frase, e nemmeno risponde alla domanda che il conduttore gli rivolge più volte: cosa pensa del capo del suo partito, e ministro degli Interni, Alfano che ha stigmatizzato quegli applausi? La risposta però è facilmente immaginabile.
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