Eventi e cultura
29 Marzo 2014
Presentati al Salone del Restauro gli esiti di due anni di interventi sulle statue

Bronzi di Riace, scoperte le tecniche di fusione

di Redazione | 3 min

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bronzi riace 1di Anja Rossi

Un nuovo respiro per i famosi Bronzi di Riace. Sono state infatti presentate oggi pomeriggio a Ferrara le interessanti scoperte sui Bronzi in seguito all’ultimo intervento di restauro, durato due anni di lavoro e promosso dalla Soprintendenza per i Beni archeologici della Calabria e dall’Istituto superiore per la conservazione ed il restauro. Alla ventunesima edizione del Salone del Restauro erano presenti Simonetta Bonomi, soprintendente per i Beni archeologici della Calabria, Paola Donati, dell’Istituto superiore per la conservazione e il restauro (Iscr), e Cosimo Schepis della sopraintendenza per i Beni archeologici della Calabria.

“Alcuni lavori imponenti – ha spiegato Simonetta Bonomi – hanno posto la condizione per la quale il museo nazionale archeologico di Reggio Calabria, che dal 1982 conserva i Bronzi di Riace, dovesse essere svuotato. I Bronzi furono dunque trasferiti presso la sede del Consiglio regionale della Calabria, che è peraltro sede della Sopraintendenza. Qui si è deciso di istituire dei laboratori affinché si procedesse al restauro, in modo da avere un aggiornamento sullo stato delle due statue di bronzo. Oggi portiamo qui gli esiti di due anni di lavori che ci hanno donato nuovi esiti sulle antiche tecniche fusorie”.

Le operazioni si sono basate soprattutto sulla complessa eliminazione delle terre di fusione e sulla rimozione dei nuovi progetti di corrosione interni ed esterni. Gli interventi hanno dunque portato a delle interessanti novità e nuovi scenari sulle tecniche utilizzate per la creazione delle due statue. “Al loro interno, infatti, – ha spiegato Paola Donati dell’Iscr – le superfici del naso, della bocca e degli occhi hanno subito un procedimento di microscavo per approfondire una maggiore conoscenza sui materiali utilizzati e il loro processo di deterioramento. Si è riscontrato inoltre che la sclera dell’occhio della prima statua non è in avorio come si è pensato per ben quarant’anni, bensì in calcite”. Nella seconda statua è stato riscontrato come il braccio sia composto da rame e stagno, “evidenziando così la sua esistenza coeva all’opera e tendenzialmente di età ellenistica, come già era stato sostenuto. Entrambe le statue possiedono inoltre delle grilles di sostegno agli occhi, metodo usato ancora oggi in oreficeria per trattenere ferma una pietra”. L’interno dell’occhio della seconda statua analizzata ha una forma cuneiforme, che la differenzia dall’altra statua e ne “valorizza ulteriormente la differenza di trent’anni dalla realizzazione l’una dall’altra, sottolineando come all’epoca ci fosse una notevole sperimentazione e una veloce evoluzione nel modo di lavorare i materiali. Si evidenzia inoltre l’adozione di soluzioni diverse e personalizzate in base agli artigiani che le costruirono, ponendo in risalto inoltre come ci fosse sicuramente un lavoro di squadra, un team che univa insieme diverse figure professionali, dagli orefici ai fabbri, nella realizzazione dell’opera artistica”.

bronzi riace 2Ulteriori lavori sono stati compiuti sempre sull’occhio e hanno riguardato il ciglio superiore, che era stato precedentemente separato dal resto del Bronzo. La commissione ha deciso dunque di riposizionare il ciglio mancante “ridando tridimensionalità al volto e donato alla statua il suo antico sguardo”. L’Iscr ha deciso infine di non applicare alcuna patina protettiva perché “sarebbero state necessarie ingenti quantità di materiale e soprattutto perché ciò avrebbe variato significativamente le superfici. Con la pulizia dell’ultimo strato di terra interna – ha concluso Paola Donati – abbiamo ridato al soldato il suo primo respiro, dopo secoli di infinito silenzio”. Ulteriori innovazioni tecniche hanno riguardato infine i basamenti antisismici studiati dall’Enea, che permetteranno l’assorbimento passivo causato dagli spostamenti in caso di terremoto e che formeranno in futuro ulteriori ricerche e di esami inerenti alla loro funzionalità.

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