Argenta. Si conclude con quattro assoluzioni con formula piena, ‘perchè il fatto non sussiste’, il processo relativo alle presunte irregolarità nella centrale a biomasse di Bando di Argenta. Un processo che vedeva alla sbarra Giovanni Aliboni, presidente del cda della centrale termoelettrica San Marco Bioenergie, Lanfranco Graziani, vicecapo della centrale, Massimo Costa, fuel manager, e Giacomo Gallusi, legale rappresentante della Enervision di Dosolo (in provincia di Mantova), fornitrice di biomasse in legno vergine non trattato. Tutti indicati dalla procura come responsabili a vario titolo di traffico illecito di rifiuti, violazione dei limiti delle emissioni e (nel caso di Graziani) e della trasmissione di dati falsi all’Arpa.
Accuse confutate dagli avvocati durante le udienze, basandosi sia sulle consulenze dei propri esperti che sulla perizia richiesta dal tribunale, concorde con le difese nel sostenere che alcune delle sostanze bruciate finite nel mirino della procura, come l’acido cloridrico, sono presenti anche in biomasse di ottima qualità. Ed esultano gli avvocati presenti in aula dopo la lettura della sentenza da parte del giudice Mattellini, che ha spazzato via la richiesta di condanne fino a due anni della procura. Ma già le arringhe difensive di due settimane fa suonavano come atti di accusa al lavoro degli inquirenti, coordinati allora dalla pm Guerra, con gli avvocati Livio Veronesi e Filippo Andreussi (difensori rispettivamente di Graziani e Aliboni) a dichiarare che “gli inquirenti, così come le parti civili, non hanno mai assolto all’onere probatorio”.
E i commenti degli avvocati al termine del processo non possono che rispecchiare le arringhe. “Non avevo mai visto la perizia del tribunale rispecchiare così fedelmente quelle dei difensori”, afferma uno dei legali uscendo dall’aula. Andreussi si dichiara “molto soddisfatto per la sentenza, che mi pare molto equilibrata e rispecchia la correttezza tenuta in questi anni dagli imputati”, per poi affermare che l’assoluzione giova anche al territorio di Bando, dal momento che “abbiamo dimostrato che fin dall’inizio degli anni 2000 non c’è mai stata ragione di credere in alcun allarme, e questo processo lo ha dimostrato”. Un concetto che sottolinea anche Carlo Bergamasco, avvocato di Gallusi, quando afferma che “da un processo più lungo delle indagini, e approfondito come le indagini non sono sono state, è uscita una sentenza di assoluzione che accerta che i fatti contestati non sussistono. E che quindi tranquillizza anche i cittadini di Argenta sul fatto che non hanno subito danni ambientali”.
Riguardo a eventuali strascichi del processo, gli avvocati si mostrano scettici ma rimandano ogni considerazione al momento della lettura delle motivazioni. “Non credo che ora valuteremo azioni legali – afferma Bergamasco -, anche se qualche testimone che ha detto delle sciocchezze c’è stato, ma magari questo potrebbe già essere valutato dal giudice”. Un riferimento che – chiarisce l’avvocato Manfrini, difensore di Costa – non è rivolto tanto agli inquirenti, quanto ad “alcuni degli ex dipendenti degli ex dipendenti delle aziende, che hanno agito per spirito di rivalsa verso chi li aveva denunciati. Siamo molto soddisfatti di questa sentenza che ha ristabilito la verità e riabilitato persone che per anni hanno dovuto subire queste accuse”.
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