Economia e Lavoro
18 Marzo 2014
Meno pause, meno malattie retribuite, straordinari obbligatori. Spiegato nelle assemblee Fiom il contratto Fiat

Vm: “Saremo i doppioni di tutti”

di Redazione | 4 min

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IMG_20140317_170543Cento. Sarà una battaglia lunga quella della Fiom contro il nuovo contratto Fiat che verrà applicato ai lavoratori Vm a partire dal primo aprile.

Sono cominciate ieri le prime assemblee sindacali con i lavoratori per descrivere loro le differenze rispetto al contratto Vm che apporterà la nuova proprietà a marchio Fiat; differenze che, seppur possano sembrare minime a primo impatto, in realtà ne hanno uno significativo sui lavoratori. E che non passeranno incombattute “sempre che qualcuno non ci cacci dai tavoli tecnici”, come spiega Mario Nardini, segretario provinciale della Fiom-Cgil.

Per prima cosa Nardini attacca gli altri sindacati, rei di aver firmato il verbale ancor prima della trattativa, poi passa a raccontare i nuovi metodi di rappresentanza “perché quelli che conosciamo non esisteranno più, vista anche l’introduzione del sanzionamento dei lavoratori o dei gruppi di lavoratori”.

Sul piano più pratico, l’organizzazione del lavoro non sarà più su linee, facendo saltare così i quinti e sesti livelli. “Noi in Vm invecchiamo, ma con la Fiat aumenterà il carico di lavoro – ha dichiarato una lavoratrice -, e col Wcm (World Class Manufacturing, sistema di produzione con l’obiettivo di elevare lo standard di produzione ed eliminare gli sprechi produttivi, ndr) anziché fare più cose ne faremo solo una, ma duemila volte al giorno. In questo modo diventiamo macchine, come nei film con Charlie Chaplin”.

Anche le pause avranno un taglio, dagli attuali cinquanta minuti fino a trenta, e saranno quasi sicuramente monetizzate in accordo con il Ccsl (Contratto collettivo specifico di lavoro) a 18 centesimi al posto degli attuali 25. Rimane fuori da questo taglio la pausa pranzo per gli operai dell’orario centrale, che almeno per il momento rimane di un’ora. Si passa poi alla lotta all’assenteismo: l’azienda si riserva di non pagare i primi tre giorni di malattia nel caso in cui l’assenza sia a ridosso di giorni festivi o comunque il totale delle assenze dello stabilimento sia superiore al 3,5%. Gli straordinari obbligatori sono fissati a 200 ore, 260 per i manutentori, 120 delle quali a disposizione dell’azienda e il restante a seguito di trattative sindacali.

C’è poi il nodo dei neoassunti, alcuni presi con contratti a tempo determinato di sei mesi, che non è chiaro se verranno riconfermati.

Sulle retribuzioni, spiega Nardini, “è difficilissimo fare confronti e calcoli perché è stato scomposto il minimo tabellare e gli inquadramenti” e alcune delle voci che compongono lo stipendio sono state spostate nel superminimo, ora personalizzato e individuale, con tutto ciò che ne deriva in termini di istituti sociali e, anche in questo caso, di neoassunti.

I lavoratori, nel frattempo, mostrano scontento ma hanno paura a parlare. Intervistarne qualcuno risulta difficoltoso: “Sono monoreddito, non te lo dico come mi chiamo”, spiega una lavoratrice. Gli altri sono sulla stessa linea d’onda e il nome, se lo forniscono, chiedono non venga pubblicato. Si ritengono fortunati per averlo, un lavoro, ma le prospettive per il futuro sono pesanti: “Sappiamo cosa è successo negli altri stabilimenti, in cui delle persone sono state cacciate per aver manifestato il proprio dissenso, perché se cacci un sindacalista sei cattivo, ma se cacci un operaio gli altri abbassano la testa. A noi poi il contratto viene imposto, non ci sarà alcun referendum”.

Sono un fiume in piena gli operai, quelli almeno con una forte consapevolezza. Altri, soprattutto i più giovani, sanno che hanno qualcosa da temere, ma faticano a identificare con precisione la minaccia e all’uscita dalla Pandurera sembrano quasi disorientati.

“Noi veniamo da contratti fatti da un’impresa che ti considera un individuo e non un numero. Le condizioni interne erano favorevoli, stavamo bene. Anche quando abbiamo avuto i nostri momenti di crisi c’era armonia: quando l’azienda ha chiesto di lavorare al sabato i lavoratori hanno risposto, ma se mio figlio si ammalava bastava una telefonata e l’azienda rispondeva. Si chiedeva per favore e si rispondeva grazie, c’è sempre stato uno scambio equo tra maestranze e azienda. Quello che spaventa è la spersonalizzazione, Fiat chiede venticinque giorni di preavviso per stare a casa”, spiegano sconfortati, quasi sfogandosi. “Qui c’era gente che sapeva fare un motore dall’inizio alla fine – vanno avanti gli operai -, ora siamo i doppioni di tutti. Che tu sia un amministrativo, un operaio o un manutentore, nel gruppo Fiat ce ne sono altri dieci che possono fare quello che fai tu: le buste paga possono farle fare a Torino, per esempio, figurati i motori”.

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