Cronaca
6 Marzo 2014
Sei mesi per Centi. Rischia anche il compagno per falsa testimonianza

Pugni al figlio dello sponsor, condannato il capitano

di Marco Zavagli | 2 min

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La lettura della sentenza

Sei mesi e 7500 euro di provvisionale, oltre al risarcimento da decidere in sede civile. È il prezzo che l’ex capitano della Spal Luis Fernando Centi dovrà scontare per i pugni dati ad Andrea Santini, figlio dell’allora presidente di Carife, principale sponsor della società calcistica. Ma per quanto successo quella notte tra il 30 e il 31 gennaio del 2009 rischia di pagarne le conseguenze anche il suo amico e allora compagno di squadra Alessandro Cortesi, per il quale il giudice Testoni ha inviato gli atti alla procura per valutare l’ipotesi di falsa testimonianza.

È stata proprio la deposizione di Cortesi a chiudere ieri l’istruttoria dibattimentale e dare inizio alla discussione. Nella versione del compagno di squadra dell’imputato, con lui quella notte (prima alla discoteca College e poi in piazza Ariostea), sono scomparsi i pugni al volto della persona offesa. “Ho visto Santini che lo ha spinto sulla faccia, Centi è caduto per terra e si sono scontrati. A quel punto sono intervenuto per separarli”.

Quanto basta all’avvocato di parte civile Marco Linguerri per sollecitare il tribunale a valutare una incriminazione per falsa testimonianza, dal momento che contrasta con il resoconto fatto da uno dei carabinieri intervenuti, che – come ricordato in sede di requisitoria dal pm Stefano Antinori – descrisse Santini con “il volto gonfio come un melone” e che “perdeva sangue dal naso o dalla bocca”, tanto da chiamare in piazza Ariostea un’ambulanza per prestare le prime cure (per lui 25 giorni di prognosi).

A comprovare la versione dell’accusa viene riportata anche la testimonianza resa da Stefano Servidei, che il giorno dopo negli spogliatoi sentirà Centi affermare di aver picchiato un tifoso. Su queste basi la pubblica accusa ha chiesto 4 mesi. Ai quali la parte civile ha aggiunto una richiesta di 25mila euro di provvisionale e la non applicazione delle attenuanti generiche, visto “l’evidente tentativo da parte dell’imputato di nascondere i fatti”.

Per la difesa, rappresentata dallo studio Grassani di Bologna, c’è una incongruenza invece nella ricostruzione di Santini, non coincidendo gli orari dell’aggressione con la chiamata dei carabinieri. Non spiegabile inoltre sarebbe il fatto che la parte offesa sia stata colpita mentre era in sella alla bicicletta, dal momento che non si sono riscontrate ecchimosi sul corpo. Su queste basi è stata chiesta l’assoluzione con formula piena o in subordine il minimo della pena.

Il giudice invece ha emesso una condanna superiore a quella chiesta dal pm: sei mesi, con pena sospesa.

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