Cronaca
2 Febbraio 2014
Azione di regresso contro gli agenti per danno erariale

Aldrovandi, il ministero vuole indietro due milioni

di Marco Zavagli | 3 min

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admin-ajax.phpI quattro poliziotti condannati per l’omicidio colposo di Federico Aldrovandi sono chiamati a risarcire il Ministero dell’Interno del milione e 800mila euro dato in risarcimento alla famiglia. La Corte dei Conti, sezione Emilia-Romagna, attivata dal Viminale, ha inviato a Paolo Forlani, Luca Pollastri, Enzo Pontani e Monica Segatto la notifica della richiesta di risarcimento danni, che li vuole responsabili in solido per quanto dato dallo Stato alla famiglia del ragazzo.

L’azione di regresso arriva al termine del percorso giudiziario e disciplinare che li ha visti prima condannati con sentenza passata in giudicato a tre anni e mezzo (sei con il condono) e a sei mesi di sospensione dal servizio. La ratio della rivalsa ministeriale è proprio alla luce di una sentenza irrevocabile per un fatto, colposo, che ha visto gli Interni pagare per responsabilità indiretta. Cioé per colpa dei propri funzionari, che avrebbero così creato un danno erariale.

Ma la richiesta della Corte dei Conti non era scontata. Anzi, “non ho mai visto una cosa del genere per un delitto colposo” allarga le braccia Gabriele Bordoni, legale di Forlani. “Credo e auspico che non dovrò difendere il mio assistito anche in questa causa”, spera l’avvocato, che ritiene la richiesta “aberrante dal punto di vista giuridico”. E questo perché “il ministero a suo tempo, nelle more tra sentenza di primo grado e processo di appello, offrì alla famiglia i quasi due milioni di euro a titolo risarcitorio (accettando quella somma venne ritirata la costituzione di parte civile, ndr). Un comportamento risarcitorio doveroso verso una famiglia che ha perso un figlio a causa di un comportamento non adeguato a salvargli la vita”. Ma, secondo Bordoni, quel risarcimento doveva arrivare prima, tanto che lui stesso cercò di attivare il Viminale in questo senso prima ancora dell’inizio del processo di primo grado. “Questo perché il Ministero è tenuto a rispondere dei danni causati da un fatto colposo di un suo dipendente”. Ma quella “non fu una scelta condivisa con gli imputati, che magari potevano trovarsi d’accordo ma che non furono interpellati”. Ne discende che “in questa vicenda siamo semplici spettatori, perché allora ora vengono a chiedere a noi di pagarne le conseguenze? se il risarcimento fosse stato per assurdo di 20 milioni, gli agenti avrebbero dovuto pagare altrettanto?”. Tanto più, aggiunge il penalista del foro di Bologna, che lo Stato non ha nemmeno pagato la difesa legale dei quattro agenti: “abbiamo ricevuto un modesto importo per le indagini difensive. Per il resto io non ho visto un centesimo da nessuno”.

Bordoni tiene a rimarcare che la sua non è una presa di posizione nei confronti della vicenda umana. Tutt’altro: “io non ho mai tollerato l’astio e il disprezzo nei confronti della famiglia e degli amici più cari del ragazzo. Che queste persone portino avanti la memoria del loro caro e facciano affermazioni anche forti sulla vicenda è del tutto normale e condivisibile. Non è normale e condivisibile il fatto che le istituzioni siano latenti di fronte a situazioni che portano dei poliziotti nelle condizioni di non poter effettuare adeguatamente un intervento. Non lo è quando permette che una pattuglia sia composta da un solo agente che sa utilizzare un defibrillatore. Non lo è quando permette che il 118 impieghi venti minuti per arrivare sul posto. Sono le istituzioni, non le persone, a essere latenti”.

Tornando alla causa risarcitoria, i legali dei quattro agenti hanno già depositato presso la procura della Corte dei Conti le memorie difensive. La decisione della magistratura contabile è attesa entro la fine di febbraio.

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