“Non voglio che tornino in servizio”. “Mio figlio è stato ucciso senza una ragione. Lo picchiavano e lui implorava di smettere. Non posso pensare che cose del genere possano capitare ad altri”. Si apre e si chiude con le dichiarazioni della madre e del padre di Federico Aldrovandi il servizio di Pablo Trincia delle “Iene” sul reintegro in servizio di tre dei quattro poliziotti condannati per l’omicidio colposo del diciottenne.
La puntata ripercorre i punti salienti della vicenda, dai primi depistaggi, alle intimidazioni degli amici del ragazzo, fino alla testimonianza di Anne Marie Tsegue, che al microfono di Italia Uno dice cose fino ad oggi in parte inedite. “Io ho parlato fin dal primo giorno – confessa -; avevo visto che il ragazzo era andato verso di loro come per arrendersi (in aula mimò invece il gesto di una ‘sfgorbiciata’, ndr), ma poi lo presero, lo buttarono a terra…”. Segue la scena ormai nota: “la donna gli teneva le gambe, altri due erano ai lati e uno, libero, gli dava calci sulla testa. Era tremendo, una cosa mai vista”. Anne Marie ricorda quindi l’alba del 25 settembre 2005. “Arrivò la polizia a suonare alla mia porta, chiesi dove fosse il ragazzo? Mi voltarono le spalle. Andai alla finestra ed era ancora sulla strada. Capii che era qualcosa più grande di me”.
Viene quindi il capitolo del Coisp e del famoso sit in della discordia. Sul video scorrono i video di Estense.com e Trinca intervista Fabio Maccari, segretario nazionale del sindacato di polizia, querelato dalla famiglia Aldrovandi per aver detto che la foto di Federico morto era un fotomontaggio. “Se quella foto è agli atti del processo allora per me va benissimo”, spiega oggi, con toni più concilianti che in passato: “la madre mi ha querelato anche per stalking, ma contro di lei non ha mai detto nulla; anzi, se non fosse stato per lei non sarebbe venuta fuori tutta la verità”.
Alla fatidica domanda se è giusto che i poliziotti tornino in servizio Maccari risponde sicuro: “sì, perché in Italia non è previsto il licenziamento per reato colposo”. SI fiderebbe di quei quattro? “A questa domanda secca risponderei di no, ma alla luce delle risultanze del tribunale direi di sì. Hanno sbagliato, ma non li possiamo impiccare in piazza. Hanno anche loro una famiglia, dei figli…”.
L’inviato ferma poi una pattuglia delle volanti e chiede agli agenti un commento sulla vicenda vista dalla parte del poliziotto di strada. “Sono interventi che capitano tutti i giorni – è la risposta -; non abbiamo mezzi per intervenire in sicurezza. Lo Stato non ci dà il taser, non ci dà il peperoncino. Abbiamo solo i manganelli. Aldrovandi, poveretto, pace all’anima sua, ma è stato sfortunato”.
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