Cronaca
13 Gennaio 2014
Lo sfogo di un piccolo artigiano al quale è stato negato un finanziamento di appena 3mila euro per sopravvivere

“Chiudo l’attività e mando aff… Stato e banche”

di Mauro Alvoni | 3 min

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ippRealizzare il sogno della propria vita e in cinque anni vederlo sfumare. E’ una triste storia di ordinaria crisi, una delle tante che riempiono da tempo i quotidiani, quella che ha costretto il 45enne Umberto Gilli alla chiusura della sua piccola attività artigianale, la “140Hp”, un’officina di riparazione moto e scooter, le sue amate due ruote. La saracinesca, Umberto, l’ha abbassata definitivamente il 31 dicembre, affiggendo all’esterno della sua attività in via Modena un cartello provocatorio, l’unico modo che ha trovato per poter sfogare, almeno un po’, rabbia e frustrazione.

Lo si legge a chiare lettere, dopo l’annuncio di chiusura per cessata attività e i ringraziamenti ai clienti “che in questi anni mi hanno concesso la loro fiducia”: “Mando a fanculo lo Stato italiano e le banche che costringono noi piccoli artigiani a prendere queste decisioni”. Lo Stato e le banche, appunto. Sono i principali agenti che secondo lui lo hanno portato alla chiusura. Prima lo Stato, che tra tasse e balzelli vari gli ha creato difficoltà tali da dover ricorrere alla richiesta di un finanziamento, piccolo piccolo; poi le banche, che non gli hanno concesso nemmeno quei 3mila euro che a Umberto sarebbero bastati ad avere un “cuscino” per l’inverno e attendere il periodo più proficuo per la ripresa del lavoro e delle richieste.

E’ una storia fra le tante, ma emblematica di quanto avviene in questo lungo periodo di crisi. “Quello della mia officina – spiega Umberto Gilli – è un lavoro quasi stagionale: d’estate si lavora molto per 3 o 4 mesi, d’inverno molto meno. Così nel periodo estivo in passato si riusciva a formare una sorta di “cuscino” per affrontare l’inverno. Mi sono sempre accontentato, ma quest’anno, fra tasse, tares, bollette, balzelli vari e costi fissi come l’affitto, oltre che per la paura di spendere dei clienti a causa della crisi, del poco fatturato che ho realizzato in un anno, circa 50mila euro, mi è rimasto in tasca un decimo della somma”.

ippPoco, troppo poco per poter mettere da parte qualcosa. Così Umberto, che ha un’amore viscerale per le moto, ha tentato la carta delle banche per poter quantomeno attendere i mesi di aprile-maggio, quando i possessori delle due ruote iniziano a circolare più frequentemente e ad aver bisogno dei servizi dell’officina. “Mi servivano solo 3mila euro – racconta – ma per via del fatto che tre anni fa ho avuto 20 giorni di ritardo nel pagamento delle ultime due rate di un mutuo, con iscrizione nel registro dei “cattivi pagatori”, mi hanno chiesto una firma di garanzia. L’unica poteva essere mia madre, che percepisce una pensione di circa mille euro, ma mi hanno risposto che non avrebbero accettato in quanto troppo anziana. A quel punto ho preso la decisione di chiudere”.

Umberto Gilli, nonostante abbia dovuto rinunciare alla sua avventura imprenditoriale dopo cinque anni (“avevo aperto prima a Occhiobello, poi dal 2009 mi sono trasferito qui, in via Modena”), può ritenersi ancora una delle vittime più fortunate della crisi. “Per fortuna – conferma infatti – mantengo un incarico con la Top Secret di Ferrara (agenzia di inestigazioni e sicurezza, ndr) che mi consente di andare avanti. E per fortuna che non ho famiglia, perché non potrei mantenerla. Forse, poi, mi arriverà un’offerta da una concessionaria. Pensare che mi sarei accontentato di poter ricavare dalla mia attività, per me stesso, una somma mensile di appena 800 euro”.

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