Politica
14 Dicembre 2013
Corteo di duecento persone: “Siamo gli insorgenti”

‘Non chiamateci Forconi’

di Marco Zavagli | 4 min

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Non chiamateli Forconi. “Siamo gli insorgenti”. Circa duecento persone hanno portato per le vie del centro di Ferrara la protesta che sta imperversando in tutta Italia. Le prove generali, alle 16.30, sono state davanti al castello Estense. All’inizio a spiegare lenzuola e bandiere (queste rigorosamente tricolori) erano circa 80 manifestanti. Spicca il cartellone con il disegno dell’Italia con il cappio al collo, simbolo dell’Italia strozzata.

Partono i primi cori: “basta con i privilegi della Casta”, “non sono stati eletti da nessuno e si danno la fiducia tra di loro”, “li vogliamo tutti a casa” e “tutti i ladroni fuori dai c…” i più gettonati.

Poi, man mano che i megafoni chiamavano a raccolta i ferraresi, il corteo si è rimpinguato raggiungendo circa le duecento persone. E così, sulle note dell’Inno di Mameli, la protesta ha preso il via dall’angolo 4S per percorrere corso Giovecca.

Il refrain è quello del rifiuto di ogni etichetta o appartenenza. E quindi di ogni strumentalizzazione. Lo gridano in coro, senza scordare la rima: “Ci chiamano forconi, mafiosi e delinquenti. E invece siamo il popolo, noi siamo gli insorgenti”.

Nessun simbolo di partito, come promesso. Ma, se davvero la protesta è apolitica, è difficile non far notare che a capo della sfilata degli “insorgenti” c’era Alberto Ferretti. È lui a dare il ritmo alla marcia. “Non ho problemi a rilevare la mia appartenenza politica (già nell’Msi, poi nella Destra di Storace, quindi in Area Destra ed oggi in Fratelli d’Italia, ndr), ma oggi sono qui come libero cittadino, di professione consulente informatico e di umore incazzato”. A coordinare il servizio d’ordine c’è Stefano Grillanda, anche lui in FdI. A fianco si nota il portavoce provinciale dello stesso partito, Paolo Spath. D’altronde la stessa Giorgia Meloni aveva preso le difese del movimento a livello nazionale e “noi – aggiunge Ferretti – siamo stati più che ben accolti come privati cittadini all’interno dell’organizzazione e portiamo la nostra esperienza. Saremo sempre dalla parte del popolo che protesta pacificamente”. Gli fa eco Spath, che gioca sui doppi sensi (politici, s’intende): “non riesco a non vedere con simpatia un movimento che come sbandiera sveltola il Tricolore!”. “Ma qui tra noi – riprende Ferretti – c’è un sacco di gente di sinistra”.

Sicuramente in mezzo al corteo si sono notati molti giovani. Anche famiglia con bambini al seguito. “Ma ci sono anche rappresentanti delle categorie produttive, lavoratori, , professionisti, disoccupati”, dicono le voci che rimbalzano dal corteo. E anche studenti universitari. In prima fila, aggueritissimi: “Basta sprechi, pensioni d’oro e senatori a vita, siamo qua per riprenderci il nostro futuro”. Una studentessa prende il megafono e dice chiaro e tondo che “siamo stanchi di tutti questi governanti che ci stanno portando alla fame, li vogliamo mandare a casa e da oggi si apre un capitolo nuovo per l’Italia”.

C’è anche qualche grillino. “Abbiamo partecipato in quattro o cinque – conferma Alessandro Cantale, giovane leva dei Grilli estensi -, perché riteniamo che il diritto di protestare oggi in Italia ce l’hanno solo i Cinque Stelle e gli apolitici; gli altri sono collusi con il sistema”.

Intanto i manifestanti raggiungono la sede della Carife. Qui le forze dell’ordine hanno predisposto transenne e furgoni. Si parte con gli sfottò da stadio, “Chi non salta un banchiere è”, per arrivare ai più classici insulti accompagnati da dito medio. “Ricevono soldi all’uno percento dalla Bce e a noi li fan pagare il 7% – arringa dal megafono Ferretti – e non ci concedono nemmeno i mutui -; questa banca è tecnicamente fallita”. Per tutta risposta dal civico 108 arriva lì’ordine di chiudere i portoni.

Il corteo riparte per via Bersaglieri del Po – chiamando (con scarso successo) i negozianti ad unirsi alla processione -, attraversa piazza Trento Trieste e sosta per un attimo davanti al municipio per gridare agli amministratori di scendere dallo Scalone per parlare con i manifestanti. “O preferite rispondere domani attraverso i giornali?”.

La protesta volge al termine e l’arrivo è di nuovo in largo Castello. Vengono ripiegati lenzuola, bandiere e cartelli. “Siamo contenti perché abbiamo visto una Ferrara unita” gongola Ferretti, che sull’onda del’entusiasmo battezza la manifestazione come “il più grande corteo spontaneo degli ultimi vent’anni”.

E ora? “La prima parte della protesta era prevista dal 9 al 13 dicembre – spiega -. Ma ora il coordinamento nazionale lancerà con tutta probabilità la fase B”. Ma non era una protesta spontanea? “Esiste un coordinamento composto dal Movimento dei Forconi, dai Liberi imprenditori federalisti europei (Life), dall’Associazione italiana trasportatori (Aitra), dal Movimento autonomo autotrasportatori (Maa), dai Comitati runiti agricoli (Cra), da Azione rurale Veneto e altri ancora. Ma non c’è nulla di più spontaneo del popolo che scende in piazza per chiedere i propri diritti”.

I video della protesta

Video 1

Video 2

Video 3

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