Economia e Lavoro
13 Dicembre 2013
La storica torrefazione lancia il nuovo logo e racconta i segreti di un'azienda in crescita da 65 anni

Viaggio a “la Brasiliana”, dove Ferrara incrocia l’equatore

di Redazione | 3 min

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unnamed (15)Un nuovo logo per rinnovare l’immagine di una delle realtà imprenditoriali ferraresi che riscuote più successo in patria e all’estero. Si tratta della torrefazione La Brasiliana, noto produttore e distributore di caffè per bar che molti ferraresi immaginano assai più lontano dalle proprie mura domestiche. Ma in realtà è nella zona artigianale nei pressi della fiera che avviene la tostatura e la lavorazione del prodotto, che esce macinato, in cialde o in polvere dalla sede gestita dai fratelli Pierluigi e Giancarlo, terza generazione Govoni alla guida dell’azienda.

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“Mio nonno è partito 65 anni fa con una piccola torrefazione nella zona di via Mazzini – spiega Giancarlo -, ma la nostra sede è stata anche a Tresigallo e ora siamo qui dal 1974”. Mentre parla spiega le funzioni dei vari macchinari che lavorano i chicchi portandoli al prodotto finale. Il più importante dei quali è il silos dove avviene la tostatura del caffè. “In Italia ogni espresso nasce da una miscela di varie qualità di caffè. Il segreto è trovare l’equilibrio giusto tra il ceppo equatoriale, dal sapore più forte e più carico di caffeina, con quello arabico, più ricco di aromi e che va a dare, in un certo senso, la parte “nobile” della tazzina”. E nel magazzino si vedono infatti sacchi di iuta provenienti da Brasile, Colombia e India, ma non manca neppure un carico di semi dalla Tanzania. “Quelli africani – continua Govoni – sono duri e hanno meno umidità all’interno. Hanno caratteristiche particolari che devono essere ben miscelate con le altre qualità”.

unnamed (1)I tempi di lavorazione variano molto a seconda delle varie qualità, ma per tutte termina con un brusco abbattimento di temperatura che “fissa” i chicchi al livello di tostatura desiderato. A una miscela internazionale come quella dell’espresso corrisponde però anche una clientela diffusa ben oltre i confini italiani. “Circa un terzo del nostro fatturato viene dall’estero – spiega Govoni -, mentre per il resto lavoriamo soprattutto con il nord Italia”. Un commercio che ha subito la crisi ma che riesce a reggere meglio di altri comparti. “Rinnovare il logo – continua il titolare – vuole anche dare un segnale di ottimismo e di fiducia in questo momento difficile per l’economia. Ma siamo convinti che portando avanti un prodotto di qualità ci si possa ancora togliere molte soddisfazioni”.

E dopo aver offerto un paio di caffè alla stampa, Govoni e il suo staff si rimettono all’opera, in attesa dell’evento atteso domani, sabato 14 dicembre, nello storico “baretto” di via Mazzini, in cui verrà presentato al pubblico il nuovo logo. Ma la quarta generazione sarà pronta a raccogliere l’eredità della storica torrefazione ferrarese? Giancarlo ci ride su prima di rispondere: “Ci stiamo lavorando, non vi preoccupate”.

 

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