Cronaca
9 Novembre 2013
Dopo la condanna per truffa chiesta la misura al tribunale

Carife, sequestro dei beni di Murolo per 25 milioni

di Marco Zavagli | 2 min

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murolo - CopiaCarife ha ottenuto il sequestro dei beni di Gennaro Murolo per 25 milioni di euro. Il tribunale di Bologna ha accolto l’istanza presentata a luglio dai commissari straordinari della Cassa di Risparmio di Ferrara contro colui che fu suo direttore generale dal 1999 al 2009.

Murolo era stato condannato in primo grado lo scorso luglio a tre anni per truffa per le operazioni immobiliari dei fondi Santa Monica e MiLuce. La vicenda ruotava attorno al maxi investimento di Carife nel fondo immobiliare Calatrava, gestito da Vegagest Immobiliare (partecipata al 100% da Vegagest Sgr, il cui azionista di riferimento, con oltre il 30% delle quote era proprio Carife). Il fondo si proponeva di realizzare entro la metà del 2011 la costruzione del complesso immobiliare MiLuce, nei pressi della stazione centrale di Milano. Con Murolo finirono condannati Dante e Luigi Siano a 4 anni e 6 mesi, Aldo e Giorgio Magnoni a 4 anni, Sandro Bordigoni a 4 anni e Mirko Leo a due anni e sei mesi. Alle pene detentive si era aggiunta la provvisionale di 25 milioni di euro a carico degli imputati contro i quali Carife si era costituita parte civile.

Tra questi non c’era Murolo. La richiesta di costituzione nei suoi confronti venne respinta dal tribunale di Milano per difetto procedurale. La mancata costituzione lasciava però spazio all’azione in sede civile per la richiesta di risarcimento danni.

E così è stato. Carife, assistita dagli avvocati Nicola Apa e Giuseppe Sommariva, aveva depositato istanza di sequestro conservativo per cautelarsi in vista dell’eventuale esecuzione forzata. Ora l’ordinanza emessa lo scorso 6 novembre dal giudice Daria Sbariscia accoglie l’istanza di Carife e autorizza il “congelamento” dei beni mobili e immobili del manager bancario fino a concorrenza di 25 milioni di euro.

Nei motivi della richiesta cautelare l’istituto di credito estense rivendica il danno che l’ex dg avrebbe procurato con il suo comportamento. Una condotta che secondo l’istanza è consistita nell’aver fornito informazioni inadeguate e fuorvianti al cda di allora in merito all’affare milanese. Da tale condotta discende un danno economico quantificato in circa 130 milioni di euro.

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