Erano accusati di aver circuito un’anziana docente universitaria, oggi deceduta, facendosi consegnare due assegni in bianco per una compravendita immobiliare. Ma la generosa donna, come dimostrerà successivamente una perizia psichiatrica, non era capace di intendere e volere. Da qui l’accusa di circonvenzione di incapace per Rahman Fazlur e Sajal Roni, due giovani bengalesi, difesi rispettivamente dagli avvocati Alessandro Falzoni e Francesco Monaldi.
A contestare quella vendita era la cugina della presunta vittima, assistita dall’avvocato Davide Bertasi. I fatti risalgono al 2007. L’ex professoressa, ottantenne afflitta da esostosi, malattia delle ossa con ripercussioni a livello cerebrale, stringe amicizia con i due imputati, gestori di un negozio di alimentari. Sarebbero stati loro secondo l’accusa a convincere la donna a vendere la propria casa. A suggellare l’affare vennero emessi due assegni, uno da 50 e l’altro da 70mila. Quest’ultimo però non venne mai incassato e venne rinvenuto nell’abitazione dei due cittadini del Bangladesh.
A queste dazioni di denaro si aggiungono altri due assegni, questa volta in bianco, che sarebbero stati emessi dall’anziana a favore degli imputati. Una liberalità che insospettì il funzionario di banca, che segnalò il caso dando così impulso alle successive indagini.
Ieri in aula, in sede di discussione, le difese hanno sostenuto che in realtà non si trattava di una compravendita dell’immobile nella sua interezza. Il primo assegno riguardava solo al nuda proprietà. Il secondo, quello ritrovato nell’appartamento degli imputati, era stato restituito perché non si era concretizzata anche la vendita dell’usufrutto.
Nonostante la richiesta di condanna a due anni avanzata dal pm onorario Renzo Simionati, il giudice ha assolto i due giovani perché il fatto non sussiste. Le motivazioni della sentenza verranno depositate tra 45 giorni.
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