Cronaca
29 Ottobre 2013
Le motivazioni del gip chiudono la causa di calunnia contro il legale

“L’avvocato Anselmo era intercettato”

di Ruggero Veronese | 2 min

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L’avvocato Fabio Anselmo non si è inventato le intercettazioni abusive a suo carico. Lo afferma, contraddicendo in parte quanto sostenuto a suo tempo da altro magistrato (il pm di Ancona che indagava sulle presunte minacce subite dall’ex procuraotre copo Minna -procedimento archiviato-), nelle sue motivazioni all’ordinanza di archiviazione il gip del tribunale di Ferrara Monica Bighetti. L’ordinanza chiude il procedimento per calunnia a carico del penalista ferrarese – noto a livello nazionale per il suo ruolo nei processi Aldrovandi, Cucchi e Uva, che prese il via dopo la denuncia pubblica da parte di Anselmo dei suoi sospetti.

Nell’estate del 2010 l’avvocato ferrarese aveva rivelato di essere stato intercettato nel proprio studio di viale Cavour e, secondo la denuncia, avrebbe “suggerito” alla procura come possibili responsabili proprio le persone che stava fronteggiando, come legale di parte civile, nell’ambito del processo Niagara: i carabinieri del Noe Sergio Amatiello e Vito Tufariello, parti offese nel procedimento appena chiuso.

In realtà “nella sua denuncia – spiega il giudice – Anselmo non avanza sospetti su alcuno e in tutte le fasi successive vengono rappresentati mere ipotesi in merito al collegamento tra il fatto denunciato e la sua attività professionale di avvocato: di qui l’indicazione del processo Noe-Niagara, nel quale erano sottoposti ad indagine Tufariello e Amatiello (condannati a due anni in primo grado per tentata estorsione, ndr), insieme ad altri tra cui i processi Cucchi a Aldrovandi, processi tutti molto delicati e coinvolgenti esponenti delle forze dell’ordine”. E anche “nelle occasioni in cui l’avvocato concentra i suoi dubbi sui Noe, le sue parole sono sempre in senso di avanzare un sospetto: per integrare il reato di calunnia occorre la prova piena della consapevolezza, da aprte del denunciante, dell’innocenza dell’incolpato”.

E d’altronde le parole di Anselmo non si basano sul nulla, dal momento che “l’esposto relativo al sospetto di essere abusivamente intercettato è basato su una rappresentazione dei fatti – disturbi sulla linea, segnalazioni di colleghi dello studio legale, manomissione di un armadietto – che non sono stati posti in dubbio da alcuno nella loro verità. Il sospetto non è inventato. Ne consegue che da questo versante non è possibile argomentare in ordine al dolo del delitto di calunnia, nel senso che a reato inventato corrisponde, ovviamente, autore inventato”.

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