Non si può essere massoni e cattolici insieme, nonostante qualcuno abbia nutrito in proposito speranze con l’elezione di Bergoglio a Papa. A ribadirlo ha provveduto ‘La croce e il compasso. A trent’anni dalla dichiarazione vaticana sulla massoneria’, convegno organizzato da Alleanza cattolica cui ha partecipato oltre un centinaio di persone.
“È improbabile che la Chiesa cambi opinione, anche se ogni tanto i massoni si appellano alla misericordia e alla simpatia di Francesco – ha affermato uno dei relatori, Massimo Introvigne, direttore del Centro studi sulle nuove religioni –. Non è però questione di misericordia, e nemmeno del fatto che in futuro possa cessare l’attacco della massoneria alla Chiesa, o che in alcuni Paesi sia già cessato. La questione è il metodo massonico, un metodo che pretende di arrivare alla verità tramite il confronto e la mediazione fra opinioni. Meraviglioso in un Consiglio comunale, ma la Chiesa ha dei dogmi, sempre validi, e finché la massoneria non cambia metodo è difficile che possa permettere ai fedeli di appartenervi”.
Tra gli argomenti di chi sostiene la compatibilità c’è la nuova formulazione del Codice di diritto canonico, risalente al 1983. La precedente, del 1917, citava apertamente la massoneria: chi vi aderiva incorreva ipso facto nella scomunica (“Nomen dantes sectae massonicae contrahunt ipso facto excommunicationem Sedi Apostolicae”). Trent’anni fa, invece, il canone 1374 stabilì che “chi dà il nome ad associazioni che cospirano contro la Chiesa sia colpito dalla giusta pena, chi le promuove o dirige con l’interdetto”. La massoneria non è insomma più menzionata, e la pena non è automaticamente la scomunica.
“È però intervenuta la Congregazione per la dottrina della fede a stabilire che i massoni non possono accedere all’Eucaristia perché in stato di peccato grave” ha fatto notare un altro relatore, l’avvocato Giancarlo Cerrelli, vicepresidente dell’Unione giuristi cattolici, mentre Introvigne ha precisato che la cospirazione “è ovviamente da intendere anche in senso culturale: cospiratore non è certo solo chi mette una bomba in una chiesa”. Per il direttore del Cesnur può anche esservi stata una ragione diplomatica, “visto l’elevato numero di capi di stato massoni con cui il Vaticano ha relazioni”.
Qualora fossero rimasti dubbi, a fugarli ha provveduto l’Arcivescovo Luigi Negri, che ha concluso il convegno accennando solo di sfuggita alle vicende degli ultimi giorni (“all’epoca in cui qui accadevano cose negative io ero un giovane prete a Milano, ma la stampa afferma che io non avrei fatto quello che dovevo”).
Nel rapporto tra Cattolicesimo e massoneria Negri rileva “approssimazione e pudore intellettuale”, e denuncia l’esistenza di “una fetta di ecclesiasticità secondo cui le condanne del passato non valgono più e vi sarebbe una possibilità di intesa, per lo meno in ambito caritativo”. Così non è, per l’Arcivescovo, che colloca la massoneria nel solco della modernità, quella “volontà di contrapposizione frontale alla presenza della Chiesa, di costruire un mondo senza Dio perché lo considera inutile o addirittura dannoso. L’uomo moderno è quello che non ha bisogno d’altro che di se stesso per esistere, quello che riducendo l’oggettività a soggettività è convinto di esercitare il proprio potere”.
Ecco, la massoneria serve a questo scopo. È una “chiesa segreta, nei suoi contenuti, nei suoi adepti e nei suoi obiettivi”, contrapposta a una Chiesa cattolica “esplicita, di popolo, al servizio del popolo cristiano”. Rispetto alla modernità, allora, la massoneria costituisce una sorta di legittimazione, “una struttura educativa – ha continuato l’Arcivescovo –, un elemento di fondo che vuol dimostrare che non si è rinunciato a ogni oggettività”.
Tre sono le caratteristiche che Negri le riconosce come peculiari. Una è quella di “respingere la tentazione dell’ateismo, per dare l’immagine di un impegno che ha riferimenti oggettivi sul bene e sul male”, un’altra “l’indiscutibile solidarietà fra i suoi membri: non si può tradire perché ne va della vita. Gli elementi di violenza del mondo cattolico non hanno neanche paragone con la condizione di quei massoni che hanno dovuto uccidersi dopo che era stata consegnata loro una sentenza emessa da giudici che non avevano nemmeno visto”.
La terza caratteristica è la “spartizione del potere”, e su questo tema l’Arcivescovo ha lanciato una denuncia che riguarda la nostra città. “Non vi dico – ha raccontato ai presenti – quante cose ho imparato sulla massoneria a Ferrara: mi hanno documentato i pegni che certi poteri economici le pagano”. Ovviamente la situazione non riguarda solo noi, visto che “è l’intero mondo occidentale a essere strangolato da questo apparato economico. Oggi la massoneria domina l’economia”.
Cosa fare, allora, coi massoni? “Vivere la missione anche nei loro confronti, perché nessuno può essere programmaticamente escluso da un annuncio che ha la forza dell’esperienza. Nasca il dialogo, ma un dialogo che sia espressione di un’identità forte”. Solo a questa condizione una “collaborazione sul piano solidaristico può essere positiva”.
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