Forse è il segno dei tempi, di una crisi che colpisce anche il settore turistico, perfino in una città “d’arte e di cultura” che di turismo dovrebbe vivere. L’Hotel Ripagrande, la cui sede è lo storico palazzo rinascimentale del XV Secolo, una volta fu residenza dei conti Beccari-Freguglia (dei quali ha conservato il nome), va all’asta insieme al suo patrimonio mobiliare.
La chiusura dell’Hotel situato nel Palazzo Beccari-Freguglia è solo l’ultimo, vistoso, segno lasciato da una crisi del settore che ha già comportato la cessazione delle attività per altri alberghi fra i quali la Suite Duomo, L’Hotel De La Ville, il Nord Ovest e l’Hotel Daniela.
Tornando invece al Ripagrande, l’annuncio pubblico sul sito web delle aste immobiliari è arrivato proprio ieri, mercoledì 16 ottobre: la vendita con incanto si terrà alle 12 del prossimo 20 dicembre, la cifra di partenza sarà di 1 milione 950mila euro, mentre il valore attribuito a tutto l’immobile dalla perizia è di 2milio 720mila euro. “Andrà all’asta per motivi finanziari -conferma al telefono l’architetto Roberto Viola, che ne è stato proprietario e che insieme al fratello Lanfranco ha contribuito a restaurarlo negli anni Ottanta-. Le cose vanno bene e vanno male, l’hotel è stato colpito dalla crisi alberghiera, per usare un eufemismo”.
Nel frattempo si è già celebrata la prima parte dell’asta mobiliare il 15 ottobre scorso con circa 200 lotti battuti e in cui sono stati venduti brocche, vasi e otri per olio in ceramica, quattro arazzi, un orologio a pendolo, un lampadario in vetro di Murano, oltre all’affettatrice. Meno interesse invece per i pezzi più corposi e di maggior valore come le quaranta camere da letto completamente arredate, le cui basi d’asta stavano tra i 400 e i 1.400 euro. Niente da fare nemmeno per la cucina a sei fuochi, per cinque frigoriferi, due lavelli, una lavastoviglie, parecchie decine di tavoli e sedie tra interno ed esterno. A novembre dovrebbe esserci il secondo incanto.
L’Hotel 4 stelle conserva ancora le antiche colonne, i marmi e gli arazzi del palazzo rinascimentale rimesso in sesto dai fratelli Viola e dotato delle funzionalità consone ad una struttura ricettiva. “La facciata, risalente ai primi dell’800 -si può leggere nella sezione del sito web dell’albergo dedicata alla storia e al restauro del palazzo- conserva quello che è stato uno dei primi intonaci realizzati in città sui muri degli storici edifici ferraresi, materiale che all’epoca, era considerato un elemento decorativo di pregio, in una città fatta tutta di case con facciate in mattoni a vista”. Ma anche l’interno conserva ancora gli elementi storici: “L’orditura principale delle travi in legno è ancora quella originale -continua le descrizione sul sito web-, così come le antiche pareti con mattoni a vista che risalgono al primo nucleo edilizio, mentre, uno dei muri interni che prospetta la Corte principale è stato, per motivi statici, smontato pezzo per pezzo e ricostruito con gli stessi materiali”. Ai piani superiori sono state invece ricavate 20 camere e 20 “junior suites” arredate in stile classico (80 i posti letto). Collegato all’albergo anche un ristorante, il Riparestaurant, specializzato nella cucina tipica ferrarese. Tutto finito all’asta, un pezzo di storia della città inghiottito nel vortice della crisi economica.
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