Politica
6 Ottobre 2013
Su decadenza di Berlusconi: “È il principio di legalità”

Grasso: “Equo lo stipendio dei nostri parlamentari”

di Redazione | 3 min

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fotoTagli agli stipendi dei senatori? Secondo il loro presidente Pietro Grasso non sono necessari: guadagnano già una cifra sensata. È emerso durante il dibattito ‘la democrazia e il potere’, e persino il tranquillissimo pubblico di Internazionale ha rumoreggiato quando gli ha sentito rispondere – la domanda arrivava proprio dalla platea – che “un parlamentare deve guadagnare tra i 5 e i 7mila euro al mese. È la cifra giusta affinché sia indipendente dal punto di vista economico”. Il numero uno di Palazzo Madama avrà tempo per cliccare sul sito istituzionale dell’ente che rappresenta per ricredersi sulle cifre intascate dai suoi colleghi della Camera più alta (indennità lorda mensile 10385.31, più diaria di 3500, rimborso forfettario per spese generali 1650, rimborso delle spese di esercizio mandato per 2090 per un totale netto mensile di circa 14400 euro). Peccato, perché l’ospite d’onore dell’incontro “La democrazia e il potere” era partito bene, rivendicando di essersi ridotto del 30% lo stipendio (“quando l’ho comunicato ai colleghi invitandoli ad agire a loro volta qualcuno mi ha chiesto chi mi avesse detto di farlo”) e di aver tagliato i compensi dei presidenti di Commissione, risparmiando in tutto quattro milioni e mezzo di euro.

Altro sarebbe da fare per risolvere quella crisi di fiducia nella politica di cui tanto si parla: il presidente – sollecitato dai giornalisti stranieri Michael Braun, Rachel Donadio e Ferdinando Giugliano – chiede piuttosto “una legge elettorale che garantisca la rappresentatività dei cittadini, senza parlamentari nominati dall’alto”. La riforma dei partiti dovrebbe precedere quella delle istituzioni, nei desiderata del presidente, affinché tornino a essere “luoghi in cui l’ideologia è tramutata in provvedimenti, e non da alcuni gruppetti di persone che circondano un leader, come alcuni sembrano”.

Impossibile invece farlo sbottonare a proposito della decadenza di Berlusconi. Per la seconda carica dello Stato, il voto della Giunta “è l’affermazione dei nostri principi costituzionali, parlamentari e di legalità. Bisogna attuare la legge nei modi e nei tempi giusti, senza esultare e senza deprimersi se non accade quello che si sperava. Del resto ci sono stati diversi esempi di decadenza nel passato, da Previti a De Gregorio”.

Inevitabile parlare di giustizia, visti i suoi quarantatre anni da togato. La magistratura “deve restare del tutto indipendente dall’esecutivo”, a differenza di quanto avviene in Germania, ma il presidente riconosce che “il potere di entrare nella vita dei cittadini deve essere funzionale al processo: se gli atti d’indagine escono prima si trasformano in gogne pubbliche. Io ho indagato tante persone senza che nemmeno lo sapessero, perché una volta riconosciuto che non c’erano elementi veniva tutto archiviato”.

La vera, necessaria riforma della giustizia non è quella che “ci spacciano ogni tanto, vuoi la legge sulle intercettazioni, vuoi la separazione delle carriere, vuoi l’obbligatorietà dell’azione penale. Il problema atavico è la sua lentezza, problema che ricade sull’economia perché io non andrei a investire in un paese che non riconosce i miei diritti”. Si potrebbe partire dalla notifica degli atti, “che nell’epoca di Internet avviene ancora in cartaceo”, dalla prescrizione, “che dovrebbe decorrere dall’inizio del processo” e da alcuni “filtri che evitino cinque milioni di procedimenti in Cassazione. Alla Corte Suprema americana ne arrivano quindici”.

Non manca un accenno alla tragedia del naufragio di Lampedusa, con “l’inumana conseguenza” dei 155 superstiti indagati dalla procura di Agrigento per immigrazione clandestina: “è un tema non solo italiano, bensì un dramma che interpella l’intera Europa”. E se “è indubbio che modifiche alla legge sull’immigrazione vadano fatte”, mantenendo “l’aspetto penale per chi sfrutta il fenomeno in chiave di schiavitù”, Grasso ricorda che “i morti di Lampedusa fanno notizia e suscitano emozione, ma non dimentichiamoci che ci sono due milioni di persone sulla coste dell’Africa pronte a fare il grande salto. Lampedusa è un confine dell’Europa e deve essere un problema dell’Europa”.

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