Il tema lasciava presagire un clima da lacrime e stridore di denti. Parlare di “Imprese e lavoro: quali strategie per il territorio” nella Ferrara del 2013 è quasi proibitivo. E l’ottimismo non la faceva da padrone nella tavola rotonda tenuta alla festa del Psi a Ravalle. Troppo schiaccianti i numeri per poter parlare di ripresa o di vie d’uscita. Anche se, al termine del dibattito, i relatori hanno concordato sul punto: il turismo ci può salvare.
Ma prima vengono i grandi crucci del presente. La formula B&B. Che da noi non sta per Bed and breakfast ma per Berco e Basell, due delle maggiori industrie insediate a Ferrara che stanno vivendo momenti di crisi fortissimi. Ne è conscio Giuliano Guietti, che intravede nei problemi delle due società “una questione di fondo del futuro industriale della nostra provincia: al netto di altri licenziamenti stiamo parlando di centinaia di posti di lavoro in meno. Dobbiamo dire con chiarezza che l’apertura a un dibattito sui piani industriali non c’è stata”. “Quanto a Berco – ricorda il segretario provinciale Cgil -, già quattro anni fa sollevai dei dubbi sulla ristrutturazione della società. Venni criticato. Oggi, a distanza di quattro anni, abbiamo la conferma che Thyssenkruppp non ha fatto investimenti innovativi, ma solo conservativi. Un’azienda che fa così è un’azienda che non ha futuro”.
Massimo Zanirato chiede di non dimenticare l’indotto che pesa attorno a queste grandi realtà. “Nessuno ricorda le centinaia di persone già uscite nel corso degli ultimi anni senza clamori. Aggiungiamo poi gli annunciati esuberi di Carife e raggiungiamo cifre che questo territorio non si può permettere”. Il segretario Uil pensa anche agli esodi volontari, ben più numerosi del previsto. Solo sfiducia nell’azienda? “Temo – riflette Zanirato – che a monte ci sia un problema di indebitamento delle famiglie. Famiglie che si trovano da cinque anni a fronteggiare cicli periodici di cassintegrazione si sono indebitate al punto da non poter rifiutare quegli incentivi per tamponare le falle dei bilanci familiari. Se fosse così saremmo davvero davanti a un problema sociale preoccupante”.
“Non dimentichiamoci però – interviene Paolo Baiamonte – di tutte quelle aziende che a colpi di dieci persone per volta lasciano a casa altrettante persone. Il conto è presto fatto: abbiamo perso più di seimila posti di lavoro negli ultimi anni”.
I tre rappresentanti sindacali si trovano concordi anche sul tema petrolchimico. Se per Guietti “prima di parlare di Basell bisogna guardare al futuro della chimica in Italia”, con la netta sensazione “che Eni pensi di chiudere l’impianto di cracking di Marghera”, per Zanirato “l’energia nel petrolchimico costa troppo e per alcune aziende diventa improduttivo rimanere a Ferrara”. La soluzione per Baiamonte è quella di “rafforzare il centro ricerche Natta”, ma prima “serve capire se questa provincia ha in mente un’operazione di rilancio o meno”. Dal segretario della Cisl arriva lo sprone a “guardare al turismo e all’economia del mare. In questi 50 anni l’offerta turistica è stata del tutto frammentata”. Tanto che per lui “ha ragione il sindaco Fabbri a dire “andiamo con Ravenna”, là hanno un’idea diversa di fare impresa col turismo”.
Sul turismo insiste anche Corradino Merli: “finché rimane l’idea che basti essere città patrimonio Unesco per attirare turisti non faremo passi in avanti. È tempo di guardare al settore tutti assieme, facendo davvero sistema”. Ma il direttore Cna chiede anche di “parlare con altrettanta attenzione di quello che sta avvenendo lontano dai nostri occhi: migliaia di lavoratori di piccole e piccolissime aziende che ogni giorno vengono lasciati a casa. I dati dell’occupazione a Ferrara parlano chiaro: con il nostro 11,1% siamo all’ultimo posto in regione e ogni anno lasciamo per strada un pezzetto della nostra economia”. Tutto questo si riversa sui consumi: “se ci sono settemila persone senza lavoro in più, significa che ci sono settemila occasioni di acquisto in meno. Berco è la quercia, ma ci sono migliaia di alberelli che cadono senza far rumore”.
Eppure anni fa “qualcosa stava cambiando” assicura Sergio Alberti, oggi membro della segretaria regionale Psi e presidente Fer e all’epoca – si parla di fine anni ’90 e inizio 2000 – assessore al turismo (fino al 2006, ndr): “allora si cercava di trasformare gli investimenti di 100 miliardi di vecchie lire in prospettive per il territorio”. E qualcosa, anche più di qualcosa, è stato ottenuto. “Sono stati triplicati i posti letto e gli arrivi a Ferrara tra la fine degli anni ’90 e i primi anni del 2000. Ora abbiamo l’11,1% di disoccupazione contro il 7,1 della media regionale, abbiamo il più basso indice di natalità e il più alto di mortalità, con il più basso reddito pro capite. A Ferrara ci sono 15mila persone assistite dal banco alimentare, il 5% dei ferraresi è entrato di diritto nelle nuove povertà”.
Secondo Alberti “la svolta può arrivare dalla creazione di nuove vie per trovare diverse opportunità di sviluppo”. Eppure oggi sul turismo i dati ci danno in calo costante. “Nell’ultimo anno abbiamo perso oltre il 40% di fatturato. Eravamo riusciti a investire sul turismo. Nel 2004 si era costituito il consorzio Ferrara Natura. Quando ero assessore cercai di far capire che chi sposta i numeri, e le persone, sono i tuor operator. È con loro che si deve discutere di formule e progetti per attrarre milioni di investimenti. Noi abbiamo un vantaggio: ci sono 5 milioni e mezzo di risorse turistiche storiche, uno zoccolo duro che arriva nel nostro territorio senza muovere un dito. Se continuiamo a stare fermi perderemo anche questa straordinaria potenzialità”.
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