Non stavano con Renzi prima e non ci staranno neanche adesso. Anche se il sindaco di Firenze è ormai il nuovo leader in pectore del loro partito ed è partita la corsa, dai piccoli circoli fino ai ministri, a prestare fedeltà eterna al ‘rottamatore’. Nicola Rossi e Andrea Marchi, sindaci di Copparo e Ostellato, entrano nella discussione sui nuovi renziani saliti sul carro dei vincitori che aveva coinvolto nei giorni il segretario provinciale del Pd (passato dall’essere franceschiniano a sostenere Bersani e quindi Renzi) e si smarcano nettamente dalla moda del momento.
Tutto è nato da una dichiarazione di Simone Tassinari, segretario del circolo di Sant’Agostino, che rimproverava a Paolo Calvano mancate scuse per i convincimenti passati. Un intervento che i due sindaci hanno “letto con interesse”e che riguardava “l’ammissibilità, chiamiamola così, nelle file dei ‘renziani’ di chi, alle scorse primarie si era diversamente schierato, richiedendo a questi una sorta di abiura o quantomeno di entrata dimessa fra le file dei probabili vincitori dell’assise congressuale”.
“Non ce ne voglia Tassinari – punzecchiano i due -, con il quale tante volte abbiamo incrociato con garbo e reciproca e attuale stima i destini congressuali, ma lo spirito con il quale lo stesso Renzi ha sempre inteso la propria azione politica nel Pd è quello improntato all’inclusione e alla massima apertura. Non vorremmo che coloro che legittimamente hanno cambiato idea su Renzi e che ritengono ora tale scelta utile e necessaria al partito e al Paese siano considerati “compagni che hanno sbagliato” oppure marrani convertiti e malsopportati. Tale atteggiamento, se confermato, ferirebbe dall’inizio, credo, l’azione proposta dal sindaco di Firenze”.
Dopo la premessa, Rossi e Marchi arrivano al nodo della questione, quello che riguarda le ormai quotidiane dichiarazioni sul posizionamento congressuale: “per quello che può importare e a quanti potrà in egual misura esser d’interesse, riteniamo opportuno al momento non prendere posizione, non fosse altro perché ci piacerebbe, un dibattito sui temi e sulle proposte, piuttosto che sui nomi e sul folklore. Ancora, saremmo rincuorati dall’idea di una franca discussione sull’identità del nostro partito e su quali valori abbiamo inteso saldarlo e da lì, a prescindere, delineare la nostra azione politica. Il bisogno di concretezza che nasce dall’essere amministratore locale fatica assai a riconoscersi nelle diatribe da conventicola e nelle piccinerie da amanti delusi e ritrovati che tanto caratterizzano questo o quel dirigente nazionale”.
Per quanto riguarda i due sindaci, “per coerenza con le nostre posizioni assunte mesi fa, non sosterremo con comitati, iniziative e altro Matteo Renzi, non ravvisando, ma certamente per nostra colpa, significative novità rispetto ai motivi che non ci avevano fatto scegliere il sindaco di Firenze mesi fa. Rimaniamo orgogliosamente iscritti, attivisti e amministratori di questo Pd, per il quale serbiamo affetto e dal quale nessuno potrà disporre vi siano membri di serie A e di serie B”.
Orgoglio che si mescola però a “estremo disagio e sofferenza” nel vedere “una stagione congressuale che sembra vuota di contenuti e esaltata di suggestioni piuttosto che di proposte, confermiamo il nostro impegno per portare la voce degli amministratori locali nel dibattito, con volontà di stimolo e di adesione a quelli che sono i temi per i quali i cittadini scelgono il Partito Democratico. Noi ci siamo”.
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