Economia e Lavoro
5 Agosto 2013

Berco, c’è chi dice no

di Redazione | 3 min

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berco nuova 5L’accordo raggiunto da sindacati ferraresi e Berco nella sede di Unindustria Ferrara non piace a tutti. C’è anche chi, comprensibilmente, dice no. Sono i 72 lavoratori dello stabilimento Berco di Busano (To) che perderanno il posto e la fabbrica. L’accordo, infatti, conferma da parte della ThyssenKrupp la chiusura dello stabilimento del Canavese e il sindacato FlmUniti annuncia battaglia.

Il sindacato di base chiama questo accordo “un colpo di mano riservato a pochi”, avvenuto “nelle segrete stanze della Confindustria ferrarese” ad opera di “un manipolo di sindacalisti e indistriali d’assalto” che hanno così sacrificato “72 lavoratori e relative famiglie per far quadrare i bilanci dell’azienda, di proprietà della ben nota Thyssenkrupp”.

In vista dell’incontro di domani, martedì 6 agosto, convocato dal Ministero del lavoro per formalizzare e definire le modalità di attuazione dell’accordo sottoscritto, il sindacato FlmUniti chiarisce che (pur non essendo stato convocato a differenza dei precedenti incontri) non firmerà alcun accordo che preevda la chiusura della fabbrica di Busano, “che è la più efficiente delle 4 fabbriche Berco in Italia, che è posta in una zona (il Canavese) di interesse strategico e storico nel campo dello stampaggio, ma soprattutto perché 72 famiglie perderanno il lavoro (che, saremo all’antica, ma per noi è un diritto) e un reddito fisso in cambio di poca cassa integrazione e di quattro soldi che non garantiscono nessun futuro”. Mercoledì 7 agosto si terrà a Busano un’assemblea generale degli iscritti FlmUniti per valutare la situazione e assumere le decisioni opportune.

Di tono completamente diverso, invece, il comunicato della Cgil di Ferrara e dell’Emilia Romagna sulla conclusione della vertenza Berco, che rappresenterebbe “un punto di partenza per ricominciare a parlare di futuro”. Un accordo che “deve impegnare l’azienda su un piano industriale che garantisca il rilancio del sito di Ferrara e del gruppo in Italia”. “Il risultato di avere respinto la posizione unilaterale dell’impresa e di avere evitato effetti traumatici sul lavoro dipendente – spiegano la Cgil territoriale e quella regionale – non era per niente scontato e solo grazie alla straordinaria tenuta unitaria dei lavoratori, all’accorta regia sindacale e alla fermezza delle istituzioni locali e regionali, è stato possibile raggiungerlo. Il territorio ferrarese e la regione Emilia Romagna rischiano di essere impoveriti da scelte imprenditoriali che, sull’altare del profitto e con una competizione giocata sul compressione del costo del lavoro, scelgono la strada dei licenziamenti invece di produrre scelte di politica industriale che potrebbero rappresentare un’alternativa reale e sostenibile alla crisi. La Berco ora e prima la Basell (due multinazionali) avevano scelto questa strada e gli accordi raggiunti permettono di lavorare su una inversione di rotta in grado di aprire nuove possibilità per il futuro”.

Per la Cgil c’è comunque ancora molto da fare e poco tempo da perdere. “L’azione congiunta dei lavoratori e del sindacato – conclude – deve mettere nelle condizioni queste realtà di ragionare di politiche industriali, programmazione ed investimenti, finalizzati a stabilizzare i livelli occupazionali, evitare traumi sociali, garantire insediamenti industriali vitali per Ferrara, per la nostra regione e per tutto il Paese”.

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