Copparo. L’azienda rompe la trattativa, l’ultima trattativa. Alle 2.30 le parti hanno lasciato via Fornovo, a Roma, sede del Ministero del Lavoro, con un nulla di fatto. L’operazione salvezza, l’ultima spiaggia, che centinaia di lavoratori stavano aspettando, è fallita.
Il drammatico annuncio arriva sui social network dalla presidente della Provincia di Ferrara Marcella Zappaterra: “Su Berco non ce l’abbiamo fatta. Nonostante gli sforzi di sindacati, istituzioni, Regione e governo per trovare un accordo, nonostante estenuanti nottate di discussione l’azienda ha rotto. Forse davvero l’accordo non l’ha mai voluto”.
Eppure la doppia proroga di ieri della trattativa aveva fatto sperare in un esito positivo. Prima le parti – riunitesi al tavolo dopo pranzo – si sono date appuntamento alle 19, per poi proseguire a oltranza nella notte. Il ministero aveva proposto di inserire la voce ammortizzatori speciali per Berco nel perimetro del “decreto del fare”, ma fino all’ultimo il doppio tavolo (ministero e azienda con Confindustria da una parte e sindacati e istituzioni con ministero dall’altra) non è riuscito ad avere un confronto diretto con l’ad. Intorno a mezzanotte e 40 c’è stata l’ultima offerta dei sindacati alla Morselli, il cui contenuto non è ancora noto. Ma dall’altra parte è arrivato un secco no. E così da domani partiranno le lettere di licenziamento per più di 500 persone, di cui oltre 400 solo a Copparo.
Qui, in via Primo Maggio, ha continuato tutta la notte il presidio degli operai, con centinaia di persone che si sono aggiunte man mano che la vertenza romana teneva sempre più col fiato sospeso i diretti interessati. Domani mattina si terranno le assemblee per spiegare il contenuto del tavolo e le conclusioni della notte. Poi i lavoratori decideranno di conseguenza. Molti, anche nei giorni scorsi, si erano dichiarati disposti a bloccare la fabbrica a oltranza, ma il permesso della questura per il presidio è scaduto mercoledì.
A Castelfranco Veneto, dove si trova un altro importante stabilimento Berco, gli operai hanno preannunciato di essere pronti all’occupazione ad oltranza e al blocco della produzione.
“La Berco si è assunta la responsabilità di mettere a rischio non solo il futuro dei 611 lavoratori per cui aveva avviato le procedure di mobilità – commenta Guglielmo Gambardella della Uilm -, ma la sopravvivenza dell’intero gruppo siderurgico. L’azienda non ha accolto l’ipotesi d’accordo proposto ufficialmente dal ministero del Lavoro e per tutta la durata del negoziato è rimasta rigida sulle proprie posizioni, puntando solo sul praticare licenziamenti, una condizione inaccettabile per i sindacati e le istituzioni presenti al tavolo. Tale arroccamento ha vanificato proprio il lavoro delle istituzioni e le aperture offerte dalle organizzazioni sindacali che si erano rese disponibili anche a rinegoziare il salario aziendale”.
Uno dei punti sui quali al precedente incontro c’erano state scintille tra Morselli e ministro, riguardava l’accusa da parte dell’ad di aver costruito una proposta spalmata sulle esigenze dei sindacati, una proposta in sostanza unidirezionale. “Poco prima della firma del verbale del mancato accordo – fa sapere in proposito Gambardella -, la direzione generale del ministero del Lavoro ha respinto con vigore l’illazione che il testo proposto abbia tenuto in considerazione solo una delle parti. La verità è che il ‘management’ italiano di Berco, ed è bene ripeterlo, non ha mai svolto una trattativa, ma ha solo ribadito al tavolo la nefasta volontà di licenziare personale. Questa caparbietà fa male ai lavoratori, ai sindacati che li rappresentano e alle istituzioni italiane, come il governo, che hanno ricevuto questa notte un grave smacco. Ma, per un effetto a catena, non solo la proprietà dell’azienda in questione, ma anche la stessa capogruppo in Germania, rischiano di registrare delle ripercussioni negative a partire dall’imminente giudizio dei mercati”.
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