Cronaca
28 Luglio 2013
Le storie, le famiglie e le speranze degli operai della Berco

C’è una bandiera in più in via 1° Maggio

di Marco Zavagli | 7 min

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berco1Manca una bandiera in via 1° Maggio a Copparo. Anzi, ce n’è una in più. Da ieri quella della Thyssenkrupp è stata ammainata. Al suo posto ora sventola “La Berco siamo noi”. Sotto le tre aste che campeggiano davanti alla fabbrica c’è il presidio dei lavoratori. Ogni giorno ci sono dalle 200 alle 400 persone. Anche con i quaranta gradi di questi giorni.

Ci sono i lavoratori e le loro famiglie. Mogli, mariti, figli. In bacheca sindacale è ancora attaccato il comunicato delle rsu all’indomani dell’incontro del 19 luglio, quando l’ad Lucia Morselli aveva lasciato intravedere spiragli nella trattativa. Nello stabilimento non si può entrare. Davanti alla portineria ci sono custode e carabinieri. Senza permesso è impossibile anche solo dare uno sguardo. Dalle finestre si legge appena un cartello. È in inglese. “Moving your business ahead”. Difficile che sia rivolto agli operai.

Loro è invece la bandiera simbolo del presidio a oltranza. Ne sono state vendute più di mille. Sono in ogni parte del paese e anche in quelli limitrofi. Sotto quella bandiera fino a martedì i dipendenti saranno qui giorno e notte. Accanto all’entrata della mensa c’è la raccolta offerte per autofinanziare la spesa. Cibo e vivande vengono portate ogni giorno da Antonio Barile, delegato Ugl. “Lui c’è sempre”, sorride Margherita Aurora. Lei non lavora in Berco. Suo marito sì. E anche suo fratello. “Lui è giovane, non ha famiglia, è facile che sia tra i 430 che la Tyssenkrupp vuole lasciare a casa, ma nessuno deve sentirsi al sicuro, quello che non tagliano oggi lo taglieranno domani”. Margherita invece è dipendente statale. Ha due figli e un mutuo di 700 euro al mese. Il suo solo stipendio non basterebbe. “Siamo persone che vivono del loro lavoro, nessuno ci ha mai regalato nulla”. Lei aveva 26 anni quando il futuro coniuge venne assunto. Era il 3 gennaio del 1994. “Fu una grande emozione, era come sapere di avere il futuro spianato. Ricordo che andammo in banca a chiedere il mutuo. Io sono dipendente, lui lavora in Berco. Ci chiesero semplicemente ‘quanto vi serve’. Poi nel 2008 iniziò la crisi. La prima cosa che fece mio marito fu prendere un diploma di pizzaiolo”.

Anche Simone Ballerini, “Cimino”, è sempre presente. È il faro del reparto 9/8. “Ha fatto crescere i ragazzi”. “Nel reparto alesatura ci sono molti giovani – spiega -. Si sono trovati improvvisamente di fronte alla paura di perdere il lavoro. Prima credevano che tutto gli fosse dovuto, vivevano spensierati e non partecipavano alla vita sindacale della fabbrica. Non ne volevano sapere di politica. E come dargli torto con gli esempi di oggi. Poi si sono resi conto che le certezze attorno a loro stavano crollando. Hanno imparato la parola “esuberi”, hanno acquistato coscienza e hanno incominciato a credere nella nostra lotta. Ora sono i primi a portarla avanti. I primi a guidare i cortei. I primi a incoraggiare noi ‘vecchi’”.

Una lotta che è sempre stata pacifica, nonostante la situazione critica. “Perché la violenza non porta a niente. L’unica violenza che ci permettiamo è quella di alzare la voce”. Come è successo pochi giorni fa, quando alcuni quadri e dirigenti si sono trovati nella “saletta Berco” di un noto ristornate di Copparo. “Li abbiamo visti sgusciare con computer e valigetta. Li abbiamo seguiti. Uno di noi è entrato per chiedere cosa stessero facendo: dobbiamo comunque lavorare – ci hanno risposto -, siamo del settore commerciale e ogni nostra ora di lavoro può salvare un posto”. “Io ho pensato che sono persone senza dignità”, sbotta Roberto Bisi, “Roby”, lui che è in Berco da 25 anni, uno dei più anziani, e che da domani non potrebbe esserci più. Lavora a ciclo continuo nel reparto trattamenti termici-cementificazioni. “A questa fabbrica ho dato la mia infanzia, ho dato i miei sabati e le mie domeniche. Io ho tre figli e una moglie e in famiglia lavoro solo io”. Intanto da giugno in busta paga trova 600 euro in meno. È il frutto della disdetta unilaterale del contratto aziendale firmato dalla Morselli. “Lei veniva in mensa da sola – raccontano sotto i gazebo -. Portava con sé una busta di plastica con dentro sette o otto cellulari. Si sedeva a un tavolo qualsiasi e attorno si creava il vuoto”. Gli operai si alzavano per sedersi altrove, lontano.

Passa un operaio con la maglietta “Essen 27-28 giugno, io c’ero”. Si chiama Cristian Capellari, “Bubu”. Si autodefinisce il più ottimista di tutti: “credo che lunedì firmeremo e Rossi (il sindaco, ndr) farà una grande festa per l’evento. Scrivilo”. Non tutti sono così fiduciosi. Ma in quel piazzale continuano a esserci. Anche, “Alfredino”, ormai in pensione. Ma quelli sono i compagni di una vita. “C’è cattiveria nei nostri confronti – riprende “Cimino” -. Dicono che siamo qui a fare festa. La verità è che siamo qui con le nostre famiglie e i nostri figli. Non possiamo perdere la dignità. Credo che portare un calcino o un pallone per far giocare i bambini sia meglio che fargli vedere le lacrime sul viso dei loro genitori”.

Questo durante il giorno. La notte si aprono le tende. Con il caldo degli ultimi due giorni si è dormito all’aperto. Giusto un lenzuolo di cotone “per proteggerci dall’umidità”.

berco2Con loro c’è tanta parte del paese. C’è Luana Veronese della pizzeria Marameo. Di giorno serve i clienti in negozio davanti alla bandiera della Berco affissa sul bancone. La sera porta le pizze al presidio. “E tante le offre lei”. Esempio seguito anche dalla Pizzeria Sprint. Per proteggersi dal sole sono arrivati dei gazebo. Li ha messi a disposizione la Com.Art. Gratis. Il supermercato Aliper ha portato dei bancali d’acqua. Il Forno Valentino ha regalato delle ceste di pane e offre a un prezzo modesto le paste. Il Garden Bar fa lo stesso per i caffè. La Ferramenta Sartori ha portato due damigiane di vino. “Sono in tanti a esserci vicino, citarli tutti è impossibile”. Il sindaco Nicola Rossi si fa vedere tutti i giorni. Come lui molti consiglieri e assessori. Hanno portato altri cassonetti per la raccolta differenziata. Di rifiuti per terra al presidio non c’è nemmeno l’ombra. Ma c’è anche chi, gestore di un’area verde, ha preteso il prezzo dell’affitto delle griglie per cucinare la carta. “Oggi infatti abbiamo preso prosciutto e melone”.

Intanto la fatidica data di lunedì si avvicina. Dopo cinque anni di cassintegrazione (dal 2008), due anni di ordinaria, poi la straordinaria), ora lo spettro dei licenziamenti, che partiranno, salvo un esito positivo del confronto al ministero, dal 1° agosto. Si vocifera che lunedì alla trattativa sarà presente anche l’ambasciatore tedesco in Italia. Non si sa se sia un bene o un male. Martedì iniziano invece le ferie. Il calendario produttivo concordato in ottobre è stato disdetto dall’azienda. Sempre unilateralmente. Hanno anticipato le ferie per esigenze di inventario. Intanto c’è chi si lamenta di non riuscire a comprare le scarpe al proprio figlio, chi è indietro con le rate del mutuo, chi, dovendo pagare la multa dell’autovelox, arriva a mantenersi solo per i primi dieci giorni del mese. “Dopo vive con il cibo della mensa, fino allo stipendio successivo”.

E se lunedì non ci sarà il miracolo? Ognuno parla a titolo personale, ma la risposta è sempre la stessa: “Io sono disposto a bloccare la fabbrica fino alla fine”.

In tarda serata ecco il video di Diego Farinelli, anche lui dipendente Berco. È lì con moglie e figlia. Il video parte dal 1918, quando “tre signori di Copparo decidono di avviare un’officina meccanica nel centrale Viale Carducci”. Racconta un secolo di lotte sindacali e termina con le ultime battaglie. I primi presidi e i cortei. In particolare quello di giugno lungo le strade del paese con migliaia e migliaia di persone venute da tutta la regione. Prima di arrivare in Piazza del Popolo (qui la toponomastica aveva allora un significato) al passaggio dei manifestanti un ex militare di Marina suona fortissimo un campanello e alza il braccio con il pugno chiuso. Scoppia un boato. I negozi quel giorno avevano tutti le serrande abbassate. Lutto cittadino. Il filmato prosegue con la trasferta a Essen in Germania e, in chiusura, la speranza che quello appena proiettato sia l’ultimo video, “perché vorrebbe dire – è il messaggio dell’autore – che tutto ha avuto un lieto fine e che tutto questo che avete visto spero che lo facciate vedere ai vostri figli, ai quali dovete dire solo una cosa: che avete lavorato e state lavorando con persone fantastiche”.

Il discorso finale è affidato a Igor Bergantini, rsu aziendale. È alto poco più di un metro e sessanta. Sul palco sembra un gigante. “Quando pensate che la nostra lotta non sia servita a niente sbagliate. Questo presidio finirà solo quando avremo ottenuto ciò che vogliamo. Sono orgoglioso – la voce gli si strozza in gola -, sono orgoglioso di far parte di questo gruppo”.

IL VIDEO DEGLI OPERAI BERCO DI DIEGO F.

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