Mesola
20 Luglio 2013
In 400 protestano contro i gestori della sosta camper. I Sinti: “Odio razziale”

Una marcia contro la vendita dell’oasi ai rom

di Marco Zavagli | 3 min

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La camminata verso l'Oasi Park (foto da CamperLife)

La camminata verso l’Oasi Park (foto da CamperLife)

Bosco Mesola. Quattrocento persone in marcia per evitare che l’oasi del proprio paese finisca in mano a rom. Si è tenuta mercoledì scorso una manifestazione contro quella che alla fine dei conti si è rivelata solo una voce: i proprietari dell’Oasi Park di Bosco Mesola sembravano intenzionati a cedere l’area di sosta camper a una comunità nomade.

È bastata la parola “rom” per smuovere le paure degli abitanti che senza pensarci due volte hanno iniziato a raccogliere firme e distribuire volantini in tutti gli esercizi pubblici di Bosco Mesola e nei paesi limitrofi. “Si invita la cittadinanza – si legge nell’opuscolo – a partecipare alla camminata per protestare contro il possibile insediamento rom”. Parole che sembrano far capire che la paura fosse proprio quella di avere un campo nomadi in paese. Anche perché su facebook, oltre ai richiami alla volontà di mantenere tranquilla e pacifica la manifestazione, c’era chi chiedeva di “salvaguardare il nostro piccolo paese se non vogliamo che tutto ciò un giorno diventi incontrollabile”.

Alla fine alle 21 si sono presentati in 400. Nel frattempo il sindaco Pd di Mesola, Lorenzo Marchesini, cercava su facebook di tranquillizzare i propri concittadini sull’ipotesi di vendita: “in seguito ad una mia richiesta di ulteriore incontro in relazione alle notizie circa la possibile vendita dell’area a persone dedite al nomadismo, i proprietari dell’Oasi Park mi hanno comunicato la sospensione della riunione e delle trattative in tal senso. Entro la settimana avrò questo incontro”. Marchesini tiene a sottolineare che “nessuno ha mai autorizzato questo raduno o peggio ancora (sic) la vendita a nomadi o altro e che nessuno aveva avuto informazioni in tal senso”. Per inciso nessuno aveva autorizzato nemmeno la camminata dei 400. Ma Marchesini continua: “la questione, anche se ha preso una nuova piega, non può dirsi conclusa e quindi continuerò nell’interesse della mia comunità a ricercare, come tento di fare quotidianamente su ogni tema, la soluzione migliore per il futuro nostro e dei nostri figli”.

Parole che stonano all’orecchio di chi si è trovato nell’occhio del ciclone senza alcuna colpa. Ossia le famiglie che stavano sostando, dopo aver pagato la propria quota, nel campeggio. Era una trentina di famiglie Sinti, che avevano organizzato un raduno spirituale sotto una tenda evangelica. Un raduno per meno di cento persone, che non necessita autorizzazione, e che è saltato. “E quello che è successo è un brutto episodio di discriminazione – accusa Davide Casadio,  presidente dell’Associazione nazionale dei Sinti e ministro di culto -. Mi chiedo come si possa permettere che centinaia di persone marcino di sera verso un posto dove ci sono famiglie con bambini, che passano semplicemente alcuni giorni di vacanza assieme. Per fortuna non ci sono stati episodi di rilievo, ma la tensione era alta, come testimoniano le registrazioni audio che abbiamo”. Casadio punta il dito poi contro quel volantino che richiama alla mobilitazione per impedire “il possibile insediamento rom”: “noi non c’entriamo nulla con i rom, siamo sinti; ma quelle parole hanno il sapore di incitamento all’odio razziale contro il loro popolo”.

“Nessuno ce l’aveva con loro”, tenta di smorzare i toni Marchesini. “Il problema, rientrato, era con i proprietari dell’Oasi Park – assicura il sindaco -: si era diffusa questa voce e l’area per legge può ospitare solo camper per 72 ore e, quanto all’eventuale vendita, quell’area, per via del suo valore turistico, è vincolata e non può essere destinata ad altri usi. La vendita è possibile, ma l’uso diverso da quello di destinazione no”.

Quanto invece alla “soluzione migliore per il futuro dei nostri figli”, Marchesini precisa che “la protezione dell’area e la sua destinazione a fini turistici coerenti con lo sviluppo del territorio sono un valore per la nostra comunità”. Ma alla domanda su una possibile concessione di un’area a una carovana nomade che intendesse stanziarsi per qualche tempo sul territorio comunale, il primo cittadino si fa più che recalcitrante: “non saremmo in grado di sostenerlo e non abbiamo i luoghi adatti”.

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