Eventi e cultura
12 Luglio 2013
Sold out per Alex Turner e la sua band, che contagiano il pubblico e riempiono piazza Castello con 5 mila persone

Arctic Monkeys, quando il rock si fa grande

di Ruggero Veronese | 3 min

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Scatenati, rapidi e frenetici come i loro 5 mila fan in piazza Castello, gli Arctic Monkeys sono arrivati e ripartiti da Ferrara nel tempo di 20 canzoni, lasciando le immagini di una piazza Castello gremita di giovani in preda alla febbre del rock.

Un concerto che aveva già fatto registrare il sold out da settimane, e che mostra come il seguito del gruppo inglese guidato da Alex Turner cresca di giorno in giorno e di generazione in generazione. Perché tra il pubblico di ieri sera si vedevano sia le facce non più di primo pelo dei 30enni che nel 2005 hanno scoperto e ballato i pezzi di esordio come“I Bet You Look Good On The Dance Floor”, o “Fake Tales Of San Francisco”, sia quelle arrembanti e scatenate dei tenneger e dei ventenni di oggi. Che hanno riempito la base del palco dal momento in cui Turner e soci hanno fatto il loro trionfale ingresso sul palco, fino alla chiusura lasciata a una particolarissima “Mardy Bum” in versione ballad acustica e a una riproposizione di “505” con la partecipazione di Miles Kane, che aveva già scaldato il pubblico prima del concerto più atteso.

Perché negli ultimi 8 anni anche le scimmie artiche sono cresciute, e pur non abbandonando l’amore per i ritmi frenetici e per la musica che li ha portati ai vertici del rock europeo, stanno forse cominciando a sentire il bisogno di esplorare anche nuove strade. La “maturazione” meno gradita dal pubblico è forse quella relativa alla puntualità: il concerto si apre e si chiude in meno di un’ora e mezza in cui vengono riproposti tutti i maggiori successi della band, con Turner che, pur essendo un vero animale da palco in quanto a movenze, voce e intermezzi di chitarra, presenta le canzoni senza troppi preamboli e segue una scaletta praticamente identica agli altri concerti del tour. “Fin troppo professionali – afferma un trentenne alla fine del concerto -, quasi dei ragionieri, ma sul palco sono dei mostri”.

Ragionieri: un termine agli antipodi dall’immagine ideale di una rockstar, ma è forse questa l’unica critica che si può muovere al concerto di ieri sera. Per il resto c’è ben poco da obiettare, e più che dai fan scatenati sotto al palco (troppo facile, verrebbe da dire), si capisce soprattutto dagli addetti alla sicurezza e dai camerieri dei locali. Che potranno anche mantenere la faccia seria e professionale, ma sono puntualmente traditi dai piedi e dalle mani che si muovono a tempo. È una musica che “prende” per la sua energia, la sua allegria, per quel torno di eterna sfida con cui sembra cantare Turner e per l’instancabile Matt Helders che – raccontano le leggende metropolitane – divenne batterista solo perché gli altri strumenti erano già occupati, ma che trasmette una carica incredibile con le sue percussioni e fa un lavoro straordinario nel guidare gli altri strumenti. Il tutto senza rinunciare a qualche virtuosismo.

Le scimmie artiche portano sul palco anche due estratti dal prossimo album che fanno ben sperare, con l’energica “Do I wanna know?” a cui tocca addirittura l’arduo compito di aprire il concerto. E nella rapidità di suoni, di parole e di pensieri che accompagna tutta la serata c’è anche chi dopo pochi minuti già si sente male e chiede l’aiuto dei soccorsi. Qualche fan – soprattutto tra i più giovani – riceve acqua e assistenza medica, mentre dopo circa un’ora si vede anche una barella allontanarsi alla sinistra del palco. Si riprenderanno velocemente dallo spavento e dai cali di zuccheri, ma nel frattempo Turner e compagni hanno già suonato i bis, preso in mano le chitarre acustiche e chiuso il concerto. Scimmie artiche puntuali e professionali, ma mentre suonano nessuno riesce a star fermo.

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