di Ilaria Ghesini
È da una attenta analisi critica che nel febbraio del 2012 decolla il progetto pilota Reli “Insieme si può fare”, che coinvolge i cinque Ser.T dell’Ausl di Ferrara e le strutture del Programma Tossicodipendenze della Provincia. Il progetto si occupa della promozione e realizzazione di un nuovo modello di reinserimento socio-lavorativo rivolto a persone che presentano una dipendenza patologica, con l’attivazione di un network di organizzazioni produttive e di gruppi di coordinamento territoriali il cui scopo è offrire cura, riabilitazione e reinserimento.
Si tratta del frutto dell’impegno di diversi attori territoriali: prima di tutto il Ser.T che funge da traghettatore per la parte di monitoraggio clinico degli utenti e individuazione dei singoli percorsi terapeutici, successivamente entrano in scena i veri attori, ossia le strutture terapeutiche provinciali che hanno attivato 50 borse di lavoro della durata di un mese prorogabili in virtù dei bisogni per ulteriori tre mesi, e il cui obbiettivo è sicuramente quello di dare una reale possibilità di inserimento lavorativo ai ragazzi che non si esaurisca con la fine del progetto.
Struttura capofila è la cooperativa sociale onlus “il Timoniere” di Mesola che impiega i ragazzi nelle singole attività dell’azienda agricola, lungo tutte le fasi, dalla produzione alla vendita diretta dei prodotti. Seguono le comunità “il Ponte Servizi” di Migliaro, Papa Giovanni XXIII° di Denore di Ferrara, Saman “le Muraglie” di San Biagio di Bondeno, la Fondazione Exodus “Casa di Carlotta” di Salvatonica di Bondeno, l’”Airone” gestito da Coop sociale Cento Fiori di Argenta e infine la cooperativa sociale “Work e Services” di San Giuseppe di Comacchio; ognuna con la propria specializzazione.
“I ragazzi chiedono agli operatori di avere una possibilità per continuare – precisa Mauro Orioli della cooperativa sociale Onlus “Il Timoniere” – ed è questo il compito del Ser.T, ma per farlo è necessario l’aiuto e la collaborazione di tutti gli attori esterni”. Per Giovanna Garofani, direttore del Ser.T,“serve un aiuto dall’esterno perché il fine ultimo rimane quello di ridare dignità lavorativa ai nostri pazienti, una possibilità di riscatto vero”. “Il prossimo passo – continua Rosangela Giovannini di Ausl Ser.T di Ferrara – sarà quello di misurarsi con il mercato reale realizzando prodotti che siano competitivi perché buoni e fatti bene, sperando di poter aprire un punto vendita stabile a Ferrara”.
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