Cento. Tornerà a decidere una seconda volta sull’ipotesi di colpa medica per il doppio decesso di parto nel quale morirono Edi Zanasi e il figlio. Il gip Piera Tassoni si è riservata la decisione sull’opposizione alla seconda richiesta di archiviazione formulata dalle parti offese, assistite dagli avvocati Marco Linguerri – per la madre e la sorella della donna – e Gianluigi Lebro – legale del marito, Alberto Tiramani.
La notte tra il 24 e il 25 maggio 2011 nell’ospedale di Cento morirono Edi Zanasi, 39 anni, e il suo bambino che stava per dare alla luce, Luca. La donna, al secondo parto, durante il travaglio, vide un improvviso peggioramento delle condizioni di salute. Dopo poco tempo partorì il bimbo morto. A quel punto avvenne un arresto respiratorio. La situazione degenerò, nonostante l’intervento dei rianimatori, e alle 3.30 venne constatato il decesso della donna. Per quei fatti la procura indagò inizialmente il personale medico e ostetrico che aveva assistito nei vari momenti la donna: due ginecologi, due ostetriche e due anestesisti.
La perizia del tribunale, affidata al medico legale Lorenzo Varetto di Torino e alla ginecologa Annamaria Marconi di Milano, escluse responsabilità da parte dei sei indagati: i medici si sarebbero attenuti ai protocolli previsti in fasi di emergenza. Prima di loro anche l’esito dell’autopsia fu favorevole al personale dell’Asl: il medico legale Lorenzo Martinelli e il ginecologo Fortunato Vesce esclusero responsabilità nelle condotte dei professionisti.
Ora una nuova consulenza depositata dalle parti offese punta il dito contro i due ginecologi, scagionando indirettamente anestesiste e ostetriche, e sottolinea alcuni segmenti della perizia del tribunale non adeguatamente presi in considerazione secondo i legali della famiglia. In base a queste “piccole ammissioni” di carenze diagnostiche ed “errori di valutazione”, per usare le parole dei legali, delle patologie incorse nelle ultime sei o sette ore fatali l’esito di quel parto poteva essere diverso. Secondo questa consulenza insomma se fossero state individuate tempestivamente le procedure corrette, nella fattispecie il ricorso al parto cesareo, la mamma e il bambino si potevano salvare.
Il gip si è riservata la decisione, che arriverà entro pochi giorni.
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