Chiederanno di essere interrogati dalla procura di Busto Arsizio per chiarire le proprie posizioni i due medici ferraresi finiti tra i 48 indagati dell’indagine “Do ut des” (vai all’articolo). Il pm titolare del fascicolo ha inviato l’avviso di fine indagini su un presunto scambio di ‘favori’ che vedeva protagonisti informatori scientifici e specialisti. Un dare per avere che partiva dal consumo di farmaci biosimilari in cambio di benefici come viaggi all’estero, dispositivi tecnologici come gli iPad e anche in alcuni casi somme di denaro.
Nel calderone dell’inchiesta – che ora vede indagate 48 persone (12 informatori scientifici e 36 camici bianchi) – sono finiti Ettore Degli Uberti, 67 anni, direttore dell’unità operativa di Endocrinologia, e Maria Rosaria Ambrosio, 53 anni, dirigente medico dello stesso servizio, nei cui ambulatori all’interno del Sant’Anna di Cona i Nas eseguirono anche delle perquisizioni.
I due professionisti sono accusati di corruzione e di comparaggio (favori economici in cambio di cambio della prescrizione di determinati farmaci, ipotesi disciplinata dall’art. 170 della legge 1265 del ’34). A loro, in concorso, la procura lombarda contesta di aver somministrato il farmaco omnitrope (un ormone della crescita) prodotto dalla Sandoz con un incremento sensibile nel periodo di tempo in esame.
“Nel nostro caso – spiega l’avvocato Eugenio Gallerani, che assiste Degli Uberrti – l’omnitrope veniva utilizzato per pazienti che ne avevano effettivamente bisogno”. Allo stesso tempo si registra un contributo liberale al reparto di endocrinologia diretto da Degli Uberti, e un rimborso per un viaggio (pernottamento) effettuato dalla dottoressa Dambrosio a Milano, nel novembre del 2009, per partecipare a un convegno. “La prescrizione del farmaco – prosegue Gallerani – viene a incrementarsi in quel periodo perché il medicinale è novo, da poco immesso nel mercato, e più economico. Quindi più conveniente per l’azienda ospedaliera che eseguiva una precisa indicazione della Regione Emilia-Romagna, titolare delle politiche in materia sanitaria”. Quanto ai diecimila euro, “sono stati regolarmente contabilizzati dall’azienda, non sbucano cioè da alcun fondo nero. Le elargizioni da parte delle cause farmaceutiche per la ricerca scientifica sono all’ordine del giorno e avvengono non solo da parte della Sandoz e tutto questo saremo in grado di dimostrarlo, mi auguro, già nei prossimi giorni, quando chiederemo di essere interrogati”.
Per quanto riguarda la dottoressa Dambrosio, “siamo di fronte a una contestazione modesta e marginale, rispetto alla quale certamente avremo modo di chiarire non appena sarò a conoscenza dei termini per chiedere l’interrogatorio” assicura il suo legale, l’avvocato Marco Linguerri. “Saremmo di fronte a corruzione se ci fosse stato in effetti stati un do ut des, come si chiama tra l’altro l’operazione. Ma qui non siamo di fronte a nulla di tutto ciò. E ricordiamoci che l’episodio contestato è un fatto dal tutto banale. Un fatto rientrato nella maxi indagine dei Nas che riguarda altri medici e per ipotesi di reato più grave, che riguardano la somministrazione di ormoni a bambini in misura superiore all’effettiva necessità. I due medici ferraresi invece sono specialisti che seguono persone adulte”.
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