“Voglio parlare, io voglio parlare, perché non ho fatto niente di quello di cui mi accusano!”. Urla, piange, grida la sua innocenza dal banco dei testimoni il professore accusato di molestie sessuali e violenza privata nei confronti di alcune studentesse minorenni, all’epoca sue allieve in un istituto superiore di Ferrara.
Con lui sono imputate la moglie, insegnante nella stessa scuola, accusata di aver cercato di convincere chi accusava il marito a sottoscrivere una sorta di ritrattazione, e l’allora dirigente scolastico dell’istituto, imputata di favoreggiamento per aver ‘coperto’ i comportamenti del professore.
Ieri davanti al collegio composto dai giudici Silvia Giorgi, Alessandro Rizzieri e Franco Attinà, ha parlato l’imputato principale. Nel dicembre del 2009 infatti il docente durante la lezione di arte assegnò ai ragazzi un ritratto “di oggettistica”, in cui il compito era disegnare la cosa a cui ognuno era più legato. La scelta di una delle ragazze ricadde su un rossetto, ma il commento del professore sarebbe sceso nel doppio senso. Un doppio senso illustrato anche a mano sul foglio. A questo episodio si aggiungono apprezzamenti ambigui dal professore, carezze sui capelli e battute fuori luogo.
Una volta scoppiato il caso, con i genitori dell’autrice del disegno che denunciarono il professore, la preside, che secondo le ipotesi della procura, cercò di insabbiare la vicenda spingendo gli alunni a firmare un documento in cui avvallavano la versione minimizzante del docente. “Tantissimi alunni mi chiedevano cosa stesse succedendo”, incalza l’imputato sotto esame, assicurando che “volevano sapere chi è che mi voleva male; perché è la prima volta in 30 anni che mi capita una cosa del genere”. La voce dell’insegnate si fa più alta, urla quasi, poi scoppia in singhiozzi quando parla di “un’accusa infamante”, “mi scuso” dice rivolto al tribunale quando ormai non riesce più a parlare. Sarà il giudice a farlo accomodare per interrompere l’esame. Eppure poco prima l’imputato era caduto in confusione, se non in contraddizione, a proposito di particolari rilevanti ai fini della sua posizione, in merito a una frase poco elegante detta a una studentessa e al disegno ‘incriminato’.
Dopo di lui è toccato alla moglie parlare, per ricostruire quei giorni di gennaio 2010 in cui avrebbe intimidito la ragazza che denunciò il marito. Il foglio firmato dagli alunni che doveva ‘scagionare’ il docente lo fece fotocopiare e l’originale lo consegnò al proprio avvocato. “Ho sempre avuto l’abitudine di tenere tutto”, risponde alla curiosità del pm Savino su tanta precauzione.
Dopo altri testi a favore della difesa si è chiusa l’istruttoria dibattimentale. Le parti torneranno in aula il 31 luglio per la discussione.
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