Carife, il giorno dopo. Il day after, successivo alla notizia del commissariamento da parte del ministero della Cassa, è trascorso senza la temuta folla agli sportelli. Molti chiarimenti, molte telefonate ai clienti, ma nessun timor panico. Dal nuovo commissario straordinario Bruno Inzitari, che ha già incontrato i dirigenti, non sono ancora arrivate direttive ufficiali per quanto riguarda le ordinarie attività di sportello. Il book è aperto in vendita e acquisto per quanto riguarda titoli, azioni e obbligazioni e i conti correnti. Al momento non si registrano nemmeno contraccolpi sul valore delle azioni, oggi a 10.50 euro.
La preoccupazione maggiore forse è quella interna alla Cassa di risparmio di Ferrara, per quanto riguarda i dipendenti. Per la prima volta nella storia locale una categoria considerata fino ad oggi intoccabile, inizia a toccare con mano gli effetti della crisi. Nessuno si nasconde infatti che Bankitalia, nel risanare i conti, dovrà sfoltire i costi in eccesso. Un esempio? “Il Quirinale ha 35 auto di servizio, la Carife ne ha 70”, tuona su twitter l’avvocato Giuseppe Toscano, da tempo ormai in netto contrasto con la politica dei vertici dello storico istituto di credito estense.
E il clima di preoccupazione emerge anche dalla nota delle rappresentanze sindacali aziendali, che quasi en passant, comunicano che per una delle società controllate è già in essere la trattativa per la cessione. “Abbiamo richiesto all’avv. Bruno Inzitari un incontro urgente – affermano Dircredito Fabi, Fiba/Cisl, Fisac/Cgil e Uilca/Uil -. La notizia del commissariamento ha già ingenerato notevoli preoccupazioni sia nel personale che nella clientela e nella cittadinanza. Sarà per noi fondamentale capire le ripercussioni sui dipendenti e sull’intera struttura”. Ma soprattutto “è opportuno per noi essere informati anche delle problematiche riscontrate in sede di ispezione e che hanno determinato il commissariamento, nonché gli obiettivi del mandato conferito dall’organo di vigilanza alla struttura commissariale”. A questo proposito i sindacalisti chiedono anche di definire gli interlocutori ai quali fare riferimento per la gestione dei rapporti sindacali. “Siamo consapevoli delle difficoltà commerciali che la rete potrà incontrare in questo delicato frangente – concedono le rappresentanze dei bancari -, soprattutto se fomentate da paure ingenerate dalla concorrenza (ad esempio sulla solidità delle obbligazioni o delle azioni Carife) che non hanno in realtà alcun fondamento. Sappiamo che i dipendenti affronteranno questo particolare momento con la consueta professionalità ed attenzione verso la clientela: in ogni caso, auspichiamo che le formalità relative all’insediamento degli organi commissariali siano espletate rapidamente, al fine di assicurare la piena continuità operativa dell’istituto”.
E trasparenza nell’informazione e garanzie per risparmiatori e dipendenti è quello che chiedono anche i Verdi, che fanno notare come “nemmeno Monte dei Paschi di Siena è stata commissariata. Questo dà la dimensione della gravità di quanto sta accadendo a Ferrara”. “Il commissariamento di Carife è un elemento molto preoccupante per il territorio – afferma Barbara Diolaiti, dell’esecutivo nazionale dei Verdi -. Carife è la più grande azienda della provincia per numero di dipendenti e volume d’affari ed è la banca dove la maggior parte dei ferraresi ha i propri risparmi”.
E nemmeno si trova rassicurante lo “scarno comunicato” con il quale gli amministratori straordinari annunciano che la banca prosegue regolarmente la propria attività e che “pertanto la clientela può continuare a rivolgersi agli sportelli con la consueta fiducia” non è rassicurante. Diolaiti punta il dito anche contro il “principale partito che governa il Comune e la Provincia”, il Pd, e contro il “principale partito all’opposizione”, il Pdl che “governano assieme a livello nazionale e Dario Franceschini, ferrarese, è pure ministro di questo Governo. Il commissariamento di Carife è stato disposto dal Ministro dell’Economia e delle Finanze del Governo Letta, su richiesta di Bankitalia”. “Chiediamo al governo – conclude -, a Bankitalia, all’amministratore straordinario di fornire immediatamente un’informazione reale, trasparente e dettagliata sui risultati dell’ispezione e sugli strumenti che intendono mettere in campo per “risanare” la banca. Occorrono garanzie per i risparmiatori e per i dipendenti. Il silenzio produce ulteriore allarme con tutti i rischi che ne derivano. Il futuro di Carife non riguarda solo i soci, ma l’intera comunità”.
Intanto si accavallano le notizie su possibili interessamenti da parte di grandi gruppi bancari, Intesa Sanpaolo su tutti (come anticipato nei gironi scorsi da Milano Finanza. Una ipotesi sulla quale non rilascia commenti la Fondazione Carife, socio di maggioranza che aveva dato mandato a un advisor di trovare un idoneo partner industriale per la Cassa. “Il nostro advisor – spiega l’avvocato Guido Reggio, segretario generale – sta continuando nel suo compito e proprio la delicatezza della questione impone la massima riservatezza”.
Intanto di sicuro c’è che l’amministrazione straordinaria proseguirà il suo corso fino a quando non verranno rimosse le irregolarità riscontrate da Bankitalia. E questo per il periodo massimo di un anno, salvo proroga di sei mesi, come prevede il testo unico bancario. Al termine di questo periodo, nel caso non venissero superate le criticità, si procederebbe a liquidazione coatta.
Ma quest’ultima possibilità rappresenta l’extrema ratio. Prima di arrivare all’ipotesi più pessimistica si cercherà di alleggerire il peso dei costi della banca, tagliando verisimilmente dirigenti e filiali. A quel punto la Cassa potrebbe tornare a camminare con le proprie gambe. Altrimenti l’alternativa sarà la vendita. O in blocco a un potente gruppo in grado di acquistarla. O in versione “spezzatino”, con l’alienazioni di singole filiali o singole controllate.
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