Cronaca
5 Maggio 2013
I geologi dell'Ingv evidenziano l'importanza di una collaborazione tra istituzioni, studiosi e cittadini

I ricercatori: “serve una rete di monitoraggio geochimica”

di Redazione | 3 min

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Prevedere i terremoti, allo stato attuale delle conoscenze scientifiche, non si può. Elaborare dei dati sulla base delle “anomalie” riscontrate nelle reti geofisica e geochimica, per attivare uno stato di pre-allarme o comunque di attenzione da parte delle istituzioni, è invece un’attività non solo fattibile ma anche necessaria.

Il problema è che, se esiste una rete di monitoraggio geofisico che gode già di una certa attenzione a tutti i livelli, il monitoraggio geochimico – quello cioè “finalizzato oltre che a definire la circolazione e l’origine dei fluidi, alla detenzione delle modificazioni delle loro caratteristiche chimiche, isotopiche o di altro tipo indotte da fattori diversi da quelli meteorologici, stagionali, antropici o di altro genere, quelli che riguardano la fuoriuscita di gas o acque normalmente situate in profondità dal terreno, o la temperatura, acidità, salinità, torbidità dell’acqua o il livello piezometrico dei pozzi” come si legge sul sito dell’Ingv- come pure l’ osservazioni sul comportamento degli animali, inseriti in un tipo di attività di ricerca a breve termine, non riscuotono il giusto interesse né fra l’opinione pubblica né a livello politico. Ciò determina che i finanziamenti scarseggino e, di conseguenza, i ricercatori languono. Infatti in Italia “serve ma manca una rete di monitoraggio geochimica -spiega Fedora Quattrocchi, dirigente di ricerca dell’Ingv e responsabile unità geochimica fluidi, stoccaggio geologico e geotermia- ma il problema non è solo italiano o ferrarese nello specifico, bensì ha carattere internazionale”.

La piccola scossa di terremoto originatasi nell’alto ferrarese nella mattina del 4 maggio diventa così l’occasione per i geologi dell’Ingv di evidenziare invece l’utilità e la necessità di questi studi e della collaborazione fra ricercatori, cittadini e istituzioni nell’ottica della sorveglianza sismica. Nel periodo precedente infatti i ricercatori, anche tramite segnalazioni provenienti da cittadini e vigili del fuoco, hanno identificato alcuni così detti “transienti a breve e brevissimo termine”, quelli che comunemente – ma erroneamente, almeno per l’ambiguità del termine – vengono chiamati “precursori” (l’ultima segnalazione proviene da una frattura nell’argine di Mirabello, segnalata con una lettera datata 29 aprile della stessa Quattrocchi anche alle istituzioni locali per avviare proprio un processo di collaborazione sul monitoraggio) che, spiega la ricercatrice “sono utili per capire il processo di preparazione di un’eventuale scossa forte”.

Non si tratta in alcun modo di poter prevedere con esattezza il verificarsi di una scossa di terremoto, si tratta invece di poter raccogliere ed elaborare una imponente massa di dati messa in rete che può aiutare nella preparazione e nella messa in stato di pre-allerta o comunque può essere utile per far alzare la soglia dell’attenzione da parte delle istituzioni, fattore che in una situazione di rischio sismico può fare senza dubbio la differenza. Finanziare questo tipo di sistemi di monitoraggio “potrebbe permettere di rendere operativo quello che per ora è solo ricerca” sostiene Quattrocchi. Per essere chiari, Giampaolo Giuliani e la sua fondazione non c’entrano nulla con tutto questo: i dati raccolti tramite una rete geochimica sono molteplici, non riguardano solo le fuoriuscite di gas radon, e vengono analizzati nel loro insieme senza giungere, allo stato attuale delle conoscenze, a una previsione specifica.

“Questo tipo di studi inoltre – rileva ancora Quattocchi – ha un duplice utilità: da un lato aiuta il monitoraggio dei transienti quando si parla di terremoti, dall’altro può essere utilizzato per il monitoraggio costante dell’inquinamento delle falde acquifere, con dati certificati dall’istituto”. Per farli sopravvivere e crescere “serve la collaborazione delle istituzioni e della politica, servono finanziamenti ma sono importanti anche le segnalazioni dei cittadini che possono aiutarci a raccogliere dati per il monitoraggio”.

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