Economia e Lavoro
4 Maggio 2013
Il legale rappresentante della Resintec: “Su di noi dette cose non vere”

Camorra. Azienda esclusa dalla ricostruzione ricorre al Tar

di Marco Zavagli | 5 min

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Alessandro Battaglia, legale rappresentante della Resintec

Alessandro Battaglia, legale rappresentante della Resintec

Cento. “È più di una smentita” quella che l’avvocato Gianni Ricciuti annuncia ai taccuini dei media locali in merito a un recente articolo de L’Espresso sull’azienda Resintec, “bandita” dalla white list del ministero per sospetta vicina al clan dei casalesi.

Sul numero del 2 maggio del settimanale è comparso un articolo a firma Giovanni Tizian, giornalista noto per esser stato oggetto di minacce di morte per via dei suoi articoli sulle mafie. Tizian prende spunto da un recente fatto di cronaca avvenuto a L’Aquila, dove è finito in manette lo scorso febbraio Fabio Monaco, sotto inchiesta per un tentato omicidio risalente al 2001. “Avrebbe indicato la vittima da colpire – riporta L’Espresso -, in un agguato ordinato da Alessandro Cirillo, “‘o Sergente”, ultimo capo della falange di killer fedele al padrino Domenico Bidognetti”. Tizian prosegue tracciando parentele e amicizie inquietanti di Monaco per giungere al filo nemmeno troppo sottile che lo lega a un’azienda di Cento, la Resintec, una delle più qualificate aziende italiane per il consolidamento ed il miglioramento sismico di edifici storici e monumentali che ha operato nel capoluogo abruzzese dopo il terremoto. E non solo. In occasione della ricostruzione post sisma dell’Emilia, l’azienda centese ha partecipato alla ristrutturazione dell’asilo nido di Bondeno, alla messa in sicurezza di un istituto scolastico nel Bolognese e alla sistemazione della chiesa di San Lorenzo a Cento, “incassando 800 mila euro per appalti pubblici”.

Tutto perché certificata in base alla white list, la lista stilata dal ministero dell’Interno relativa a operatori economici non soggetti a rischio di infiltrazione mafiosa. Ora, proprio in seguito ai fatti di aprile, Resintec è stata esclusa dall’elenco delle imprese insospettabili. E questo in seguito alle indagini del Girer, il Gruppo Interforze Ricostruzione Emilia Romagna voluto dall’allora ministro Cancellieri. Il team di investigatori definisce l’azienda di Cento “pesantemente condizionata da soggetti contigui al clan camorristico Bidognetti, che figurano sia come dipendenti, sia in vicende proprietarie”.

L'avvocato Gianni Ricciuti

L’avvocato Gianni Ricciuti

Sull’inchiesta in corso altro non è dato sapere. Per quanto riguarda  “dipendenti”, il riferimento è da attribuire appunto a Fabio Monaco, impresario edile che assieme al fratello Massimo aveva lasciato la Campania per trasferirsi nel Bolognese. “I carabinieri lo hanno rintracciato in un appartamento che divideva con il titolare della Resintec”, scrive Tizian. Formalmente, Monaco “risulta solo un dipendente” ma “possiede una ditta, in liquidazione dal 2007, a Castelfranco Emilia, in comproprietà con il fratello. Che, a sua volta, ha acquistato un’altra impresa dai padroni romagnoli della Resintec”.

Il settimanale attinge di nuovo al rapporto del gruppo anti-infiltrazione, dove “si evidenzia anche il continuo passaggio di maestranze dalle ditte dei Monaco alla Resintec. Nella lista delle assunzioni infatti ci sono operai finiti in inchieste sul clan di Francesco “Sandokan” Schiavone e altri sorpresi in compagnia di camorristi: uno risulta anche coinvolto nelle indagini sulle estorsioni nel Bolognese”.

Ce ne sarebbe abbastanza insomma per giustificare la messa al bando dagli elenchi della prefettura estense, se non fosse che “le cose sono molto diverse da quanto descritto”, assicura il legale rappresentante dell’impresa chiamata in causa Alessandro Battaglia, 38 anni, originario di Alfonsine (Ra).

In primo luogo il fatto che “io non ho mai conosciuto il signor Monaco – riprende Battaglia -, assunto dalla nostra azienda nel 2009 secondo le normali procedure: invio curriculum, colloquio, messa in prova”. E dopo un paio di rinnovi a tempo determinato – con distaccamenti a Monte Marciano di Ancona, Bologna e Bergamo – l’uomo è stato assunto stabilmente in azienda. “Ogni volta che assumiamo personale  chiediamo ai futuri dipendenti di sottoporsi a un test antidroga e facciamo sottoscrivere un codice etico. Ma nel 2009 questa persona era incensurata. E non possiamo, in base alla legge sulla privacy, prendere esame dei certificati penali”.

Quando è stato fermato dai carabinieri, Monaco si trovava nel cantiere di L’Aquila, domiciliato in un appartamento affittato da Resintec. “Come da contratto aziendale – spiega Battaglia – in caso di trasferte inferiori ai 15 giorni provvediamo a pagare albergo e cena ai dipendenti; in caso si soggiorni superiori preferiamo affittare appartamenti per abbattere i costi”. Ma lui, Battaglia, quell’appartamento “non l’ho mai visto né ci sono mai stato”.

Non appena avuta notizia del fermo del proprio lavoratore, l’azienda – è il 9 febbraio – “sospende dal servizio Monaco e successivamente lo licenzia”, fa sapere l’avvocato Ricciuti, che anticipa inoltre che “il tribunale del riesame di Napoli ha scarcerato l’uomo per assenza di elementi indiziari a suo carico. Ora Monaco è ai domiciliari perché trovato in possesso di un’arma”.

Intanto però la prefettura si era attivata per l’estromissione dalla white list, “che per noi significa – entra nello specifico Battaglia – un danno incredibile a livello di immagine e di attività, anche perché per nostra natura possiamo lavorare solo con il pubblico. Non è un caso che siamo stati noi, premiati di recente per il miglior brevetto antisismico a livello europeo, a lavorare per il restauro antisismico di immobili del ministero e della presidenza del consiglio. Ora tutto è congelato: stop alle commesse sul terremoto; e noi, in quanto azienda certificata Soa, lavoriamo in quello specifico campo. E dai 130 dipendenti che in passato avevamo, tra mancati rinnovi e licenziamenti siamo ora a circa 40 unità”.

L’avvocato ha già presentato ricorso di sospensione al Tar contro l’ordinanza prefettizia e la risposta dovrebbe arrivare entro giugno. “Ben vengano i sacrosanti controlli da parte degli enti preposti – commenta Battaglia – perché impediscono il nascere di una concorrenza sleale, pero chiederei una sorta di controllo su come gestite e valutate le notizie che toccano le imprese”.

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