Politica
3 Maggio 2013
Suo uno dei quattro no a Calvano. Ma non c’è “nessuna fronda interna”

Pd. Baraldi: “Chiudere i circoli se servono solo a far tessere”

di Marco Zavagli | 5 min

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IMG_2671Non c’è nessuna fronda. Né alcun posizionamento pre-congressuale. Ma puro e semplice disagio. I quattro voti contrari al documento del segretario del Partito democratico di Ferrara non sono frutto di una corrente interna pronta a raccogliere l’ipotesi di un partito del lavoro che vada da Vendola a Landini passando per Cofferati e Barca. E lo dice una che obtorto collo si trova “schiacciata alla sinistra del partito”. Lei che in politica ci è entrata da pochi anni e con una carriera già avviata alle spalle. E che, soprattutto, con la sinistra tradizionalmente intesa non ci ha mai voluto avere a che fare. Ilaria Baraldi, corrente mariniana e di ispirazione radicale, coordinatrice del progetto Ferrara 2020, è tra i quattro nomi che hanno detto ‘no’ a Paolo Calvano. Al suo voto negativo si aggiungono tre astensioni, tra cui quella di Mario Castelluzzo, firmatario di un documento non necessariamente alternativo a quello del segretario.

“Ma questo non vuol dire che ci siamo assunti una posizione politica preliminare al congresso”, chiarisce Baraldi. Una netta critica alla direzione nazionale però resta. E non solo. “Il documento di Castelluzzo si schierava su una linea di assoluta contrarietà a un governo con il Pdl che tutto sembra fuorché un esecutivo nato per durare meno di una legislatura”. E la stessa cosa ha detto in direzione. “E forse non lo pensiamo solo in quattro visto che la grande maggioranza degli interventi di lunedì era concorde su questo”. Poi il voto ha raccontato un’altra storia. “Eppure fino a cinque giorni fa non c’era una sola persona favorevole al governissimo… ovvio che tenere una riunione in cui si deve prendere una posizione sul governo Letta il 29 aprile alle 20.45 non pone di fronte a molte alternative. Il vero problema è che quelle alternative sono state bruciate prima. È vero che Calvano ha parlato di ‘governo di scopo’ e non di ‘governissimo’, ma non mi sembra che Letta abbia fatto intendere nulla in questo senso. Temo che continuando su questa strada ripeteremo pavlovianamente gli errori di sempre”.

E quel sarebbe l’errore di lunedì? “Aver messo al voto il documento di Castelluzzo lo ha posto in ipotetico contrasto con quello di Calvano”. Ilaria Baraldi non lo dice, ma la prosecuzione logica del suo ragionamento è il timore di molti di manifestare il proprio dissenso, che numericamente forse non si sarebbe limitato a quattro unità. Un’analisi che trova fondamento anche nelle recenti dichiarazioni di Castelluzzo: “scelta gattopardesca di molti miei colleghi della direzione e purtroppo i peggiori sono i giovani” (vai all’articolo).

Al consigliere provinciale, che ha evitato di fare nomi, hanno risposto i Giovani Democratici (l’intervento integrale nelle lettere) per chiarire “che siamo sempre stati contrari ad un governo con il Pdl, non abbiamo cambiato opinione”. Ma dopo il patatrac su Prodi “da quel momento è risultata una scelta obbligata, ma prima è innegabile che i fatti avrebbero potuto prendere tutt’altra piega”.

I Gd si sono sentiti chiamati in causa alla luce delle dichiarazioni anti-Berlusconi di appena tre settimane fa (leggi): “L’incompatibilità tra la nostra proposta politica e quella espressa e attuata dal centrodestra esclude ogni possibilità di accordo. I tentativi di dialogo per noi sono sempre legittimi, ma siamo contrari ad ogni compromesso che possa ledere i nostri valori”. Da ieri a oggi: “A questo punto riteniamo che non votare la fiducia al Governo Letta sarebbe stato solo un altro clamoroso autogol”.

Ma quella dei Gd, per quanto stridente con la posizione odierna, non è stata l’unica presa di posizione dura contro l’alleanza con Berlusconi. “Basta guardare in Regione – fa notare Baraldi -, in particolare a Bologna, Modena e Reggio, per trovare documenti pesantissimi contro la linea intrapresa”. E invece Ferrara si distingue per essere stata l’unica “a indire la direzione a poche ore dalla fiducia”.

Ma sulla tempistica lamentata dalla compagna di partito, Paolo Calvano fa notare che “ho convocato la direzione nei tempi usuali, facendola precedere da una riunione con i segretari di circolo e da varie assemblee nei comuni della provincia. Dire che a Ferrara non c’è stata discussione mi sembra quantomeno opinabile”.

Quanto invece al documento di Castelluzzo, “si limitava – prosegue il segretario – a una contrarietà al governassimo senza indicare prospettive alternative. Io ho chiesto un governo di scopo, o di servizio come lo chiama il presidente del consiglio, dalla durata limitata, che sappia prendere le misure urgenti per il Paese: legge elettorale, lavoro ed economia”. È inutile per il segretario “giocare sulle parole, nei fatti la sostanza è che la contrarietà al governissimo rimane”. Tanto che nel suo discorso, concluso con l’auspicio di un congresso nel più breve tempo possibile, ha precisato che “tutti fatichiamo ad accettare un accordo col Pdl. Nessuno, a partire dal sottoscritto, potrebbe sopportare e accettare un accordo di lungo periodo. Un accordo temporaneo in questa fase è giustificabile e sostenibile solo perché non ci sono le condizioni istituzionali e sociali per tornare a votare”.

E in riferimento alle accuse di ‘troppa morbidezza’ avanzate dalla compagna di partito, “invito Ilaria a leggersi la relazione di Donini, approvata dal Pd bolognese. Non vi trovo molte differenze. A Modena e Reggio invece mi risulta che si siano nemmeno tenute delle direzioni o che siano stati licenziati dei documenti unitari”.

In realtà Reggio “si era espressa con un documento della segreteria il 23 aprile”, ma non è sulle questioni di altri campanili che vuole puntare il dito Baraldi: “a Roma bisognava mandare un documento, non delle sensazioni”. E ‘governo di scopo’ è una perifrasi che non la convince. “O il partito – chiude la rappresentante dei mariniani – recupera il senso delle organizzazioni intermedie e del contatto con la base e li fa funzionare o in caso contrario tanto vale chiudere i circoli, essendo inutile tenerli aperti solo per fare delle tessere. Per quello basta un banchetto”.

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