Eventi e cultura
28 Aprile 2013
Confronto su Warburg, che per primo studiò il salone dei Mesi come luogo simbolico

Cacciari e i ‘demoni’ di Schifanoia

di Redazione | 2 min

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cacciaridi Anja Rossi

“Ritorno a Schifanoia: nel segno di Aby Warburg”. È stata una conversazione sulla figura di uno dei più influenti storici dell’arte del Novecento il tema sul quale si sono confrontati Massimo Cacciari, ospite di eccezione, e Marco Bertozzi, direttore del rinnovato Istituto di studi rinascimentali, nel salone dei Mesi di palazzo Schifanoia.

“È stata la prima grande iniziativa del rinnovato Istituto di studi rinascimentali, da quest’anno parte integrante dei Musei civici di arte antica – spiega Marco Bertozzi – ed è una festa poter riaprire Schifanoia confrontandoci su Warburg, che per primo studiò e rese noto il salone dei Mesi come importantissimo luogo simbolico, già nel 1912, con la sua presentazione “Arte italiana e astrologia internazionale nel palazzo Schifanoia a Ferrara” al 10° Congresso degli storici d’arte”. Il filosofo Bertozzi prosegue analizzando i decani della fascia mediana del salone, studiandone le possibili origini e le logiche astronomiche collegate sia a riferimenti stellari che a riferimenti magici. “Era infatti per Warburg un luogo sacro in cui egli ritrovava la figura dominante di Perseo, che egli prende da modello perché per primo sfida il caos, le paure, il destino”. Inoltre, per il filosofo Bertozzi molte sono le influenze di culture orientali, indiane ed egizie nell’analisi delle immagini del salone.

Di altro pensiero è invece Massimo Cacciari, che parte dalla malattia nervosa che colpì Warburg. Dall’analisi di questa, il filosofo collega tutta l’opera dello storico dell’arte sugli affreschi di palazzo Schifanoia. “Era un uomo malato – spiega Cacciari – ebbe un crollo nervoso determinato da una crisi culturale profonda ed è come se su queste mura gli si rivelasse tutto il suo conflitto interno. È come se Warburg incontrasse se stesso sulle pareti di questo salone e, come un Narciso, egli vi riflettesse tutta la sua angoscia”. Per Cacciari non c’è alcun determinismo astrale e la filosofia nelle pareti di Schifanoia “è una filosofia occidentale, antideterministica, in cui gli astri inclinano, ma non determinano. Le figure rappresentate nel salone sono simboli ed il simbolo è qualcosa che mette a confronto posizioni diverse e in contrasto tra loro”. Secondo il filosofo l’unica via di salvezza per lo storico dell’arte è quella di costruire delle relazioni, infatti “Warburg mette in relazione questi segni, perché se si spezzano le loro relazioni si spezza anche la sua anima di uomo del ‘900. Questo ciclo parla di Warburg stesso e dei suoi demoni interiori”. Per Cacciari, in definitiva, l’unico modo per combattere questi demoni è collegare, connettendo parole, azioni e immagini per trovare quell’equilibrio necessario, quella sanità essenziale per un uomo che ha vissuto appieno la crisi lasciata dagli orrori della prima Guerra mondiale.

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